Ieri la Commissione europea ha approvato il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), ossia il documento in cui l’Italia spiega all’Europa come intende spendere i finanziamenti che arriveranno nei prossimi mesi e anni come stimolo dopo le difficoltà portate dalla pandemia.

Tra le varie iniziative finanziate dal Piano ci sono anche autosufficienza e disabilità. In generale, sono previsti investimenti strutturali «alla prevenzione dell’istituzionalizzazione attraverso soluzioni alloggiative e dotazioni strumentali innovative che permettano di conseguire e mantenere la massima autonomia, con la garanzia di servizi accessori, in particolare legati alla domiciliarità, che assicurino la continuità dell’assistenza secondo un modello di presa in carico socio-sanitaria coordinato con il parallelo progetto di rafforzamento dell’assistenza sanitaria e della rete sanitaria territoriale». Una formulazione in linea di principio condivisibile, seppure vaga.

Più in concreto, è previsto un investimento di 300 milioni di euro per «la riconversione delle RSA e delle case di riposo per gli anziani in gruppi di appartamenti autonomi, dotati delle attrezzature necessarie e dei servizi attualmente presenti nel contesto istituzionalizzato». «Il secondo investimento – spiega Vita – riguarda i percorsi di autonomia per le persone con disabilità, con il fine di accelerare la deistituzionalizzazione. Gli interventi saranno centrati sull’aumento dei servizi di assistenza domiciliare e sul supporto delle persone con disabilità per consentire loro di raggiungere una maggiore qualità della vita rinnovando gli spazi domestici in base alle loro esigenze specifiche. […] Previste invece due vere e proprie riforme: quella del sistema degli interventi in favore degli anziani non autosufficienti e quella della disabilità, con una legge quadro». Si parla poi di 4 miliardi a favore di servizi domiciliari e di 2 miliardi alla realizzazione di 1.288 Case di comunità.

Il piano apre grandi opportunità, ma anche grandi rischi, che vengono così enucleati in forma di domanda da Sergio Pasquinelli su Welforum: «Quanto tutto quello che viene previsto produrrà davvero cambiamento rispetto al welfare di oggi? Il Piano offre possibilità inedite, consistenti, rilevanti: saremo in grado di coglierle, rilanciarle, valorizzarle?». Vediamo di seguito quali sono i rischi più concreti secondo l’esperto.

1. Perdere l’occasione per fare riforme di sistema

«Sulla non autosufficienza in particolare si corrono due rischi opposti. Il primo è quello di costruire un provvedimento monumentale, che implica decine di decreti attuativi, che impiegheranno anni per essere realizzati e messi a regime. È la dinamica in cui è caduta la riforma del Terzo settore […]. Il rischio opposto è quello di piegarsi ai regionalismi, di rinunciare a sintesi alte con accordi al ribasso, di non mettere a tema, e per primi, nuovi livelli essenziali di assistenza. Insomma il rischio è che tutto si risolva in una serie di raccomandazioni e linee guida che lasceranno ampi margini alle Regioni per continuare a fare quello che già facevano».

2. Lasciare invariata l’Assistenza domiciliare integrata

«Sui servizi domiciliari c’è il rischio che l’intervento si traduca in un semplice potenziamento dell’Adi delle Asl. […] La sensazione è che se qui non facciamo integrazione (tra Comuni e Asl) oggi non la si farà più».

3. Case della comunità o poliambulatori?

«Le Case della Comunità devono essere “della comunità”, guardare l’insieme dei bisogni sanitari, sociali e di salute di un territorio. Per questo devono essere strutture pubbliche, garantendo imparzialità e diventando Punti unici di accesso reali, dove le persone trovano tutte le risposte che cercano, Punti in grado di ridurre le liste di attesa (punto cruciale mai citato dal Piano), luoghi della Comunità in quanto tale, dove personale sanitario, sociale, del terzo settore collaborano in una sintonia di intenti e funzioni, nel rispetto delle diverse competenze. Dove con le persone fragili viene elaborato un Piano assistenziale individualizzato (PAI) o un “Budget di salute” coerente con le risorse che il territorio offre. Quante volte sono stati elaborati piani consistenti in una sorte di libro dei sogni, avulsi dalle risorse effettivamente disponibili?».

4. L’indennità di accompagnamento

«Senza un potenziamento, una valorizzazione, una riconfigurazione di questa misura, percepita da più di due milioni di anziani, nella direzione di una fruizione orientata all’uso di servizi, un intervento di sistema sulla non autosufficienza rischia di avere pochi margini di cambiamento».

5. Le RSA rimangono istituzioni “totali”

«Per le residenze c’è in primo luogo un tema di forte disparità in termini di dotazione territoriale, che va corretta. Diverse strutture si devono poi attrezzare meglio nella direzione di una intensità sanitaria maggiore, soprattutto nei confronti delle demenze, in crescita esponenziale. Occorre stabilire poi nuove regole di uso e disposizione degli spazi e anche, e guardando in prospettiva, la Rsa del futuro deve diventare un luogo meno isolato e più aperto, amico del territorio, capace di innescare una osmosi con i suoi abitanti, attraverso un insieme di proposte da progettare insieme alla comunità locale […] Le Rsa di domani dovranno fronteggiare anziani sempre più soli, cioè senza caregiver familiare: ciò richiede un potenziamento di una dimensione anche sociale delle cure».

6. Dimenticarsi degli assenti

Il Piano, fa notare Pasquinetti, non nomina alcuni soggetti e strumenti importanti che fanno parte del welfare dei servizi: medici di medicina generale, caregiver familiari, assistenti familiari, budget di salute. «Mi auguro che le riforme di sistema che dovranno essere promulgate entro questa legislatura si ricordino di questi attori e strumenti, perché il welfare di domani non riproponga quei cambiamenti per pezzi, o per stratificazioni successive, che ci hanno accompagnati fino ad oggi».

(Foto di Ana Municio su Unsplash )

Può funzionare ancora meglio

Il sistema trasfusionale italiano funziona grazie alle persone che ogni giorno scelgono di donare sangue, per il benessere di tutti. Vuoi essere una di quelle persone?

Si comincia da qui