Il sistema della peer-review (revisione tra pari) è il metodo in uso in ambito scientifico per assicurare la qualità e l’attendibilità della ricerca. Ogni articolo, prima di essere pubblicato, deve essere riletto da due o più colleghi (peer) dello stesso ambito scientifico, affinché mettano in rilievo tutte le criticità e le comunichino agli autori, che sono tenuti a risolverle prima di arrivare alla successiva (eventuale) pubblicazione. Non è un sistema infallibile, ma finora non se n’è trovato uno migliore. Ora uno studio ha dimostrato che sono in aumento i casi in cui le peer-review contengono plagi da altre peer review. Gli stessi commenti si trovano quindi in diverse recensioni critiche di diversi articoli.
Come spiega Nature, il team che ha pubblicato i risultati dell’indagine ha esaminato decine di casi di apparente plagio nei report di peer-review, identificando l’uso di frasi identiche nei report preparati per 19 riviste diverse. Il team ha scoperto citazioni identiche duplicate in 50 pubblicazioni, affermando che quelle scoperte sono solo “la punta dell’iceberg”.
Il gruppo di lavoro ha condotto tre diverse analisi. In primo luogo, ha caricato cinque relazioni di peer-review dai due manoscritti che il suo laboratorio aveva presentato a uno strumento rudimentale di rilevamento del plagio online. Secondo questo software le relazioni presentavano una somiglianza tra il 44% e il 100% con contenuti pubblicati online in precedenza.
I ricercatori hanno poi scomposto uno dei report sospetti in frammenti di una o tre frasi ciascuno e li hanno cercati su Google. Le frasi esatte comparivano in 22 report di revisione paritaria pubblicati tra il 2021 e il 2023.
L’analisi finale ha fornito i risultati più preoccupanti, spiega Nature. In questo caso è stata presa una singola citazione, lunga 43 parole e caratterizzata da molteplici errori linguistici, ed è stata cercata su Google. La ricerca ha rivelato che la citazione, o sue varianti, era stata utilizzata in 50 report di revisione paritaria.
Questi provenivano prevalentemente da riviste pubblicate da MDPI, PLOS ed Elsevier e il team ha scoperto che la quantità di duplicazioni è aumentata di anno in anno tra il 2021 e il 2023. Non è chiaro se ciò sia dovuto a un aumento del numero di peer-review ad accesso aperto in questo periodo o se sia un’indicazione di un problema crescente, ma potrebbe trattarsi di entrambe le cose.
Perché un peer reviewer dovrebbe ricorrere al plagio? Secondo i ricercatori, uno dei motivi potrebbe essere il risparmio di tempo, mentre alcuni revisori potrebbero essere motivati da una mancanza di fiducia nelle proprie capacità di scrittura, ad esempio se non conoscono bene l’inglese.
Il team che ha condotto lo studio è inoltre preoccupato per l’aumento dei plagi man mano che l’intelligenza artificiale (AI) generativa diventa più facilmente accessibile. Anche se lo studio non ha cercato segni di utilizzo dell’AI, la sua capacità di acquisire e riformulare rapidamente grandi quantità di testo è considerata un problema.
Una soluzione proposta consiste nell’assicurare che tutte le recensioni inviate siano controllate da un software di rilevamento del plagio. Di certo non c’è una soluzione che da sola può risolvere il problema, ma la comunità scientifica è al lavoro per affrontarlo.
(Immagine da freepik generata da un’intelligenza artificiale)
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