La scelta di disputare i Mondiali di calcio maschile 2022 in Qatar è problematica da tanti punti di vista, su tutti quello dei diritti umani. Nel 2010, quando ci fu l’assegnazione, il paese era molto lontano dal disporre delle strutture e infrastrutture necessarie ad accogliere un evento di portata così ampia. Iniziò così un processo di sviluppo rapidissimo reso possibile dall’ingresso di manodopera straniera a basso costo, a discapito della sicurezza e dei diritti dei lavoratori. Di seguito un’analisi pubblicata da Valigia Blu.
“Per favore, ora concentriamoci sul calcio”. Dice questo la lettera che la FIFA ha inviato a tutte le 32 nazionali che parteciperanno ai Mondiali in Qatar, resa pubblica da Sky News il 4 novembre. Chi non ha seguito il dibattito attorno a questo appuntamento, potrebbe non trovarci nulla di strano: ai Mondiali di calcio ci si concentra sul calcio. Ma Qatar 2022 è ormai qualcosa di molto lontano da un comune evento sportivo: nei quasi dodici anni trascorsi dall’assegnazione del torneo al paese arabo, di tutto si è parlato, fuorché di sport.
Da un anno e mezzo circa, Qatar 2022 è associato alla morte, e questa non è affatto un’iperbole: nel febbraio 2021, un’inchiesta del Guardian ha rivelato che i lavoratori migranti morti nei cantieri del Mondiale erano almeno 6500. Quelle cifre sono rimbalzate su ogni testata giornalistica del mondo, definendo così un evento che aveva fatto discutere il mondo del calcio fin dal dicembre 2010, e che negli anni successivi era stato circondato da accuse e sospetti di corruzione. Ma una cosa è parlare di soldi e favori, un’altra di migliaia di persone morte nel silenzio.
Il problema dei numeri è che corrono il rischio di diventare mera statistica, e privati del loro contesto non restituiscono l’enormità del problema di Qatar 2022. Una complessità che probabilmente sfugge alla maggior parte del pubblico, soprattutto qua in Italia, paese in cui meno di tutti si è discusso di questo torneo, prima ancora dell’eliminazione della nostra Nazionale a fine marzo scorso. Circostanza che ha offerto la scusa perfetta per ignorare la questione. Cosa significano 6500 morti? Come e perché sono morti? Cosa sta succedendo in Qatar? È a queste domande che il mondo dell’informazione, nel nostro paese, ha fallito a dare risposte chiare ed esaustive.
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(Foto di Rhett Lewis su Unsplash)
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