rugbyUna squadra di rugby che si presenta per la prima volta alla propria città in occasione della manifestazione per la giornata mondiale contro l’omofobia (17 maggio), fa subito pensare che la scelta della data non sia casuale. In quell’occasione, i ragazzi dei Ferrara Roosters, squadra di rugby a sette nata dai “fratelli maggiori” del Cus Ferrara(che gioca in Serie B del rugby a quindici), hanno chiesto ai partecipanti al corteo cittadino di esprimere la propria preferenza sul design della maglia che indosseranno. Una maglia arcobaleno, perché a sponsorizzare la squadra è l’Arcigay. L’idea è nata al tavolo di un pub (come nelle migliori tradizioni), quando il gruppo di amici e compagni di squadra si interrogavano sul modo di partecipare a un torneo di rugby a sette che si terrà il prossimo settembre a Monaco di Baviera, in occasione dell’Oktoberfest. Come sempre in questi casi, a mancare non è l’entusiasmo, ma i soldi. Da qui l’idea di un amico comune, impegnato nel direttivo provinciale di Arcigay: perché non farsi sponsorizzare dalla sua associazione?

A marzo l’incontro con Flavio Romani, presidente di Arcigay, anch’egli ferrarese e molto stupito dalla richiesta, che infatti ha risposto a sua volta con una domanda: «Ma siete sicuri?». Si sa che il mondo del rugby è da sempre riconosciuto come uno dei pochi ambienti in cui machismo e omofobia non hanno preso piede, e il rispetto per l’avversario si riflette in un’etica di rispetto degli altri che va oltre il perimetro di gioco. Sarà così l’Arcigay a pagare muta, borse e tute, oltre all’iscrizione al torneo bavarese. Il motto scelto dalla squadra a sintesi dello spirito del progetto suona così: «It’s not who you are, it’s how you play the game». Come a dire, puntiamo alla sostanza, il resto non è così importante. O meglio, è importante che ognuno possa essere ciò che la sua natura e il suo corpo gli chiedono di essere. Il fatto che un messaggio così forte, per quanto semplice, venga dall’ambiente sportivo, e da una squadra formata da ragazzi eterosessuali, rende la cosa ancora più interessante ed esemplare.

Grazie a una campagna social ben orchestrata (qui la loro pagina Facebook, che conta al momento già quasi mille like), il messaggio dei Ferrara Roosters si è diffuso capillarmente fino a coinvolgere persone anche molto lontane, che hanno espresso il proprio appoggio inviando foto di se stessi mentre reggevano cartelli con l’hashtag #it’showyouplay. Tra questi anche atleti e squadre di rugby di tutto il mondo, come si può vedere scorrendo la pagina Facebook. Interessante notare come da esigenze del tutto pragmatiche sia nata una collaborazione che va ben al di là delle contingenze, del torneo, delle spese di viaggio. I Roosters stanno infatti diventando un esempio importantissimo per tutte le associazioni che si occupano di lotta all’omofobia, ma anche per le associazioni sportive. Recentemente, il 6 giugno, sono stati ospiti a Mestre al centro Candiani di Mestre in un incontro dal tiolo “Coming out e sport”. Speriamo che dalla piccola provincia emiliana possa arrivare un contributo importante utile a superare la reticenza che impedisce a tanti sportivi di vivere con serenità la propria natura.