Da ottobre dello scorso anno, la redazione di “A tu per tu” attende le risposte dell’assessore regionale alla Sanità, Luciano Bresciani, sul mancato varo del sesto piano sangue. L’ultima legge in merito è la 5 dell’8 febbraio 2005, e le sue disposizioni regolavano il sistema sangue lombardo fino alla fine del 2009. Da allora si opera in una situazione di vuoto normativo, e con delle tariffe non più agganciate alla realtà. Sempre maggiori sono infatti i requisiti richiesti a chi si occupa di raccolta sangue, così come in costante crescita è il fabbisogno di sangue per gli interventi, in un Paese ancora lontano dall’autosufficienza. Abbiamo sollevato la questione fin dall’estate scorsa, sulla nostra newsletter, per poi proseguire il discorso sul giornale di novembre. Ed è proprio a quel punto, quando abbiamo ampliato il dibattito chiedendo il contributo di persone autorevoli, che ci siamo imbattuti nel muro di silenzio e temporeggiamenti dell’assessore Bresciani. Cinque le domande a lui rivolte: dopo promesse non mantenute, rinvii e rassicurazioni (sempre tramite segreteria), siamo ancora a bocca asciutta. Cogliamo l’occasione per portare anche sul blog la questione, e per sottolineare quanto sia spiacevole non ottenere alcuna risposta da un soggetto chiamato a rappresentare gli interessi dei cittadini lombardi, al di là degli schieramenti. Se non ci vuole rispondere, assessore, almeno lo dica chiaramente. Il disinteresse nei confronti di un’associazione che nasce per tutelare la salute dei cittadini è espressione evidente di una mancanza di rispetto che ci lascia interdetti. Qui non si tratta di schieramenti contrapposti, di giochi di potere, ma di salute. Senza piano sangue non c’è futuro per il sistema trasfusionale. E visto che sul web non soffriamo degli stessi limiti imposti dalla carta, riportiamo di seguito le domande la cui risposta attendiamo da ormai sei mesi.

Assessore Bresciani, Avis Lombardia lamenta una situazione insostenibile, che minaccia di compromettere la qualità del servizio offerto se non si porrà rimedio al più presto. L’ultimo Piano Sangue è stato varato con la legge 5 dell’8 febbraio 2005: a quando le nuove regole per normare il sistema sangue regionale?

Quando un contratto che regola i rapporti o le prestazioni fra le parti scade e non è rinnovato si attivano le forme più diverse di protesta. Come si comporterebbe se fosse lei un responsabile di Avis con un piano sangue la cui validità è terminata alla fine del 2009?

In questi anni le istituzioni si sono dimostrate -giustamente- sempre più esigenti verso gli operatori, chiedendo standard qualitativi più alti: pensa sia una tendenza sostenibile senza un adeguato ritocco delle tariffe?

Avis Lombardia non può guardare soltanto all’interno dei propri confini: il fabbisogno di sangue in Italia è spesso coperto dall’attività svolta sul nostro territorio. La Lombardia può anche aiutare gli altri ad aiutarsi da soli?

Permanesse questa situazione, il rischio, anzi la certezza sarà attingere al cinque per mille per la gestione ordinaria. È possibile immaginare un sistema che, per quanto attiene la programmazione, non lavori in emergenza?