C’è una notevole disparità tra la spesa sanitaria italiana e quella di altri paesi sviluppati. Se da un lato l’Italia si colloca ai primi posti per aspettativa di vita e bassa mortalità evitabile, seconda solo al Giappone tra i Paesi del G7, dall’altro è in ritardo rispetto alle sue controparti quando si tratta di investimenti nella sanità. Nel 2022, sul PIL dell’Italia la spesa sanitaria (pubblica e privata) ha pesato per il 9% del suo PIL. Una quota molto più bassa rispetto a paesi come gli Stati Uniti (16,6%), la Germania (12,6%) e la Francia (12,1%) e la più bassa tra i paesi del G7.

Questo sottofinanziamento cronico ha diversi effetti a catena. La spesa sanitaria pubblica in Italia si attesta a un misero 6,8% del PIL, significativamente inferiore a Francia (10,3%) e Germania (10,9%). Ciò lascia il SSN alle prese con risorse inadeguate. Ad esempio, la mancanza di infermieri rappresenta una grave sfida per la funzionalità del sistema. Questa carenza è in parte attribuita ai bassi salari, tra i più bassi del G7, che portano a un esodo di infermieri dagli ospedali italiani verso opportunità meglio retribuite all’estero o nel settore privato.

Sebbene il governo abbia riconosciuto la necessità di incrementare gli investimenti nella sanità, i recenti annunci sull’aumento dei fondi per il SSN sono stati accolti con scetticismo. Sebbene sia previsto un aumento del budget di 2,5 miliardi di euro per il 2025, che porterà la spesa sanitaria totale a 136,5 miliardi di euro, questa cifra è ancora inferiore alla spesa media dei paesi OCSE del 7% del PIL. Per di più, una parte significativa di questo aumento entrerà in vigore solo nel 2026. Inoltre, il fatto che il governo abbia aumentato costantemente il budget sanitario negli ultimi 15 anni rende il recente aumento “record” meno impressionante.

Ulteriori sfide sono rappresentate dall’invecchiamento della popolazione, dalle conseguenze della pandemia e dall’aumento dell’inflazione. Questi fattori hanno aumentato la pressione sul sistema sanitario italiano, evidenziando ulteriormente l’urgente necessità di investimenti maggiori e duraturi. Sebbene il governo abbia proposto un piano per l’assunzione di 30 mila professionisti della sanità e l’attuazione di sgravi fiscali per gli operatori sanitari, si prevede che queste misure non saranno pienamente attuate prima del 2026. Questo ritardo, unito al potenziale rinvio dell’aggiornamento delle tariffe delle procedure ospedaliere, che sono rimaste invariate per 20 anni, potrebbe ostacolare ulteriormente gli sforzi del governo per affrontare il deficit di finanziamento.

In sintesi, il sistema sanitario italiano si trova di fronte a un momento critico. Affrontare il sottofinanziamento sistemico e garantire l’attuazione delle riforme necessarie sarà fondamentale per mantenere l’efficacia del sistema e assicurare il benessere dei cittadini.

(Foto del National Cancer Institute su Unsplash)

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