Nonostante l’abolizione delle “classi differenziali”, persistono ancora oggi pratiche di esclusione all’interno del sistema scolastico italiano. Ne scrive il Tascabile, lanciando un appello all’azione per modificare radicalmente l’istituzione scolastica.

La scuola dovrebbe servire a colmare quegli svantaggi primari determinati dalla propria estrazione sociale, secondo l’articolo 3 della Costituzione. Liberare attraverso il linguaggio, fornire strumenti interpretativi, far vivere un luogo accogliente qui ed ora, per studenti che vivono in luoghi miseri e precari, con relazioni brutali e distorte. Ma la scuola riesce in questo nobile intento?

Il rapporto della scuola italiana con le classi popolari comincia molto lontano nel tempo ed è tutt’altro che un rapporto d’aiuto. Occorre riannodare le fila della storia e risalire alle “classi differenziali” in cui venivano relegati i caratteriali, gli umili, gli indisciplinati. La logica dello Stato era molto semplice: chi non si conformava alle sue logiche e ai suoi dispositivi comportamentali veniva sbattuto altrove, in classi apposite e separate. Infatti, all’articolo 12 del testo di legge della riforma Casati, volta a regolare l’istruzione nell’Italia unificata (anno 1862), si sanciva che “possono essere istituite classi differenziali per gli alunni disadattati scolastici”. Già allora l’individualizzazione del problema.

La scuola italiana ha promosso sin dalla sua fondazione una segregazione. Da una parte un codice di condotta molto chiaro (ordine, pulizia, silenzio, proprietà espressiva), dall’altro tutto il resto (diversi corpi e funzionamenti, diversi linguaggi, diversi costumi, diversi standard igienici). La borghesia si è fatta, insomma, la sua scuola, gli altri sono stati spostati fuori e altrove, nelle classi differenziali per l’appunto.. Essere adattati, allora, significava rientrare nel canone della scuola borghese, al limite tradendo le proprie abitudini familiari e sociali se vi si voleva restare. Ad ogni modo, un ordine scolastico e morale era stato stabilito.

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(Foto di Amanda Mills, USCDCP su Pixnio

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