Come avrete notato, da un po’ di tempo i tappi delle bottiglie di plastica non si staccano più completamente dall’anellino che le tiene sigillate, ma vi restano attaccati grazie a una fascetta di plastica.
Questo cambiamento si deve a una direttiva dell’Unione europea entrata in vigore a luglio, che impone che tutte le bottiglie monouso abbiano il tappo collegato al corpo dell’oggetto. Nonostante le ironie circolate in Italia per commentare la norma, si tratta di una delle numerose politiche volte a limitare la quantità di rifiuti di plastica che hanno maggiori probabilità di finire nell’ambiente perché gettati dalle persone (il cosiddetto littering) e rappresentano un rischio enorme per la fauna selvatica.
I produttori hanno dovuto inserire la fascetta nelle bottiglie vendute in tutto il mercato europeo, compreso il Regno Unito. Secondo la geografa Randa Lindsey Kachef, che ne scrive su The Conversation, questa piccola modifica è “la prima politica efficace contro il littering che la politica contemporanea abbia proposto”.
Il design di un prodotto, spiega Kachef, influisce sulla facilità con cui diventa un rifiuto, e questo è vero in maniera particolare per i tappi delle bottiglie. L’iniziativa si ispira a un cambiamento di packaging avvenuto negli anni Ottanta. Fino ad allora, infatti, le lattine per bevande avevano una linguetta completamente staccabile, ma essendo piccole e inutili, venivano spesso gettate a terra una volta aperte. Progettando una linguetta che rimanesse attaccata, si evitò che questi oggetti appuntiti si accumulassero nell’ambiente.
I tappi delle bottiglie di plastica sono oggi tra i primi dieci rifiuti trovati nei fiumi e negli oceani. Nel Regno Unito, indagini sulle spiagge nel 2023 hanno indicato i tappi come il terzo tipo di rifiuti più comune, mentre sulle coste olandesi del Mare del Nord, le indagini hanno registrato fino a 128 tappi di bottiglia per ogni chilometro di spiaggia nel 2016.
I tappi sono anche uno degli oggetti più comuni consumati dagli animali marini. Realizzati con un tipo di plastica più galleggiante, viaggiano anche più a lungo negli oceani rispetto alle bottiglie con cui sono venduti.
La fascetta, prosegue Kachef, trasforma la bottiglia in unico rifiuto, più facile da raccogliere e con minori probabilità di essere ingerito (la maggior parte degli uccelli non può mangiare una bottiglia intera).
Per la gestione del processo di riciclaggio, questa novità crea qualche complessità in più. I tappi sono infatti più piccoli, solitamente colorati e fatti di un tipo di plastica diverso da quello della bottiglia a cui sono attaccati, quindi devono essere riciclati separatamente. La possibilità di riciclare i tappi di bottiglia a livello locale dipende dal fornitore, che potrebbe classificarli come contaminanti per il riciclaggio.
Del resto però, anche quando la plastica viene riciclata, il processo crea un prodotto di qualità inferiore che non può essere ulteriormente riciclato. La maggior parte dei rifiuti avviati al riciclaggio viene dirottata in discarica: l’Europa ricicla il 12,4%, gli Stati Uniti solo il 4,5%.
Ci vorrà del tempo per valutare l’impatto di questo cambiamento, ma c’è la possibilità che i tappi di bottiglia legati possano portare a un aumento della quantità di plastica destinata alla discarica, poiché devono essere rimossi meccanicamente. Tuttavia, la fascetta potrebbe anche rendere più facile trovare e separare i tappi dalle bottiglie.
Da ultimo, conclude Kachef, è importante ricordare che il riciclaggio non è una soluzione alla sovrapproduzione e all’accumulo di plastica. Cercare di risolvere il problema del littering chiedendo al pubblico di smettere non funziona. I tappi delle bottiglie legati sono un’idea innovativa che fa ricadere l’onere su coloro che producono milioni di articoli usa e getta.
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