Un breve quanto incisivo articolo di Giovanni Cocconi su Europa propone un’efficace autocritica nei confronti della categoria giornalistica italiana. In breve, si contesta l’inconsistenza del quadro dipinto dai media nei mesi estivi, fatto sostanzialmente di annunci e smentite, di momenti decisivi dopo i quali in realtà tutto sembra come prima. Purtroppo, allo stallo dell’informazione, corrisponde anche quello della politica, che negli ultimi due mesi ci ha offerto una serie di chiacchiere e rinvii che avremmo evitato volentieri di sentire.

Sarà l’estate o è solo pigrizia? Per due mesi abbiamo spiegato agli italiani che il governo potrebbe cadere da un giorno all’altro sull’Imu: ora è difficile credere possa succedere sul serio, magari dopo il consiglio dei ministri di domani. Da mesi scriviamo che nel Pdl un giorno hanno vinto i «falchi» e il giorno dopo le «colombe», oggi la Santanché e domani Lupi: sicuri che i lettori ci credano ancora? Abbiamo ripetuto per settimane che garantire l’«agibilità politica» di Berlusconi è l’unica questione che conta senza spiegare mai cosa intendevamo con quelle due parole: la leadership del partito, la carica di senatore, la candidatura alle elezioni?

Abbiamo ripetuto così a lungo che «siamo entrati nella settimana decisiva per le sorti del governo» che abbiamo reso l’espressione vuota, inutilizzabile. La settimana scorsa Alfano ha consegnato a Letta un «ultimatum» di dieci giorni al governo, riconvertiti in quattro dopo il vertice di sabato ad Arcore. Quindi domani o il governo elimina l’Imu prima casa a tutti oppure cade il governo. Sicuri?

Il problema è che siamo noi giornalisti i primi a non credere alle cose che scriviamo, agli schemi che imponiamo ai fatti, alle parole che ripetiamo per raccontarli. Facciamo finta di partecipare a un truman-show sempre uguale a se stesso, con il fixing quotidiano sulla durata del governo, il sismografo delle posizioni, il gioco dei retroscena più o meno inventati, i falchi e le colombe. Un lungo tiki-taka ma senza arrivare mai in porta. Sarà la nostra pigrizia o è solo l’estate?

Sullo stesso argomento, pubblichiamo anche un estratto da un articolo pubblicato il 24 agosto da Luca Sofri sul suo blog con il titolo, per l’appunto, “Truman Show”.

Al Post ci orientiamo sulle notizie e cose che accadono nel mondo seguendo molte fonti differenti, tra le quali ci sono ovviamente anche i maggiori quotidiani di ciascun paese. Quando più di un quotidiano di uno stesso paese apre la prima pagina con una storia, mettiamo in conto che quella storia sia laggiù importante e ce ne informiamo per capirne di più rilievo, solidità e implicazioni e se valga la pena raccontarla. […]

Oggi abbiamo provato a immaginarci redattori di un Post fatto, che so – in Germania, in Belgio, in Delaware – che scorrano le prime pagine italiane per capire cosa succede alla politica italiana. Se usassimo lo stesso criterio e lo stesso giudizio, concluderemmo che sta per cadere o il governo, o il rischio è serio. Lo avremmo concluso tre mesi fa, e due mesi fa, e un mese fa, e una settimana fa, e sei giorni fa, e cinque, e quattro, tre, due, e ieri e oggi. E domani, naturalmente.

Invece no: a un certo punto ci saremmo resi conto che il metro adottato con i media degli altri paesi – se una possibilità è sostenuta con molta forza, ci sono buone probabilità che si realizzi, o che qualcosa sia successo – in Italia non vale. E probabilmente se ne sono resi conto davvero, in Germania, in Belgio, in Delaware: infatti l’imminente caduta del governo italiano non trova spazio da nessuna parte sui giornali locali.