La puntata di Report andata in onda lunedì 17 aprile, che conteneva un lungo servizio dedicato ai vaccini contro il papilloma virus (Hpv), ha attirato numerose critiche. Il motivo di tali reazioni è dovuto ai toni allarmistici del servizio, focalizzato sui possibili rischi (tutti da dimostrare) legati alla somministrazione del vaccino e dando ampio spazio a “esperti” già noti alla comunità scientifica per le loro posizioni anti-vaccini. Iniziamo col dire che non è forse una grande idea instillare così tanti dubbi su un vaccino molto promettente (e che sta funzionando nel limitare la diffusione del virus) in un periodo in cui le fake news in merito ai vaccini hanno raggiunto altissimi livelli di popolarità.

L’Italia è sotto osservazione da parte degli organi di controllo internazionali a causa del calo di copertura delle vaccinazioni contro malattie come il morbillo. Un calo che ha già prodotto degli effetti reali, ossia l’aumento dei casi di morbillo del 230 per cento nei primi mesi del 2017, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Le responsabilità di tale fenomeno, e questo è un dato realmente preoccupante, sono in parte da ricercare anche in alcuni esponenti politici, che hanno organizzato convegni e incontri in cui si diffondono argomentazioni pseudoscientifiche apertamente critiche verso i vaccini. L’ultima si è tenuta qualche giorno fa, il 13 aprile, nella sala stampa della Camera dei Deputati, e si intitolava, ambiguamente, “Libertà di scelta per vaccinarsi in sicurezza” (qui il video dell’incontro).

Tornando al papilloma virus e al vaccino in questione, bisogna ricordare che l’Hpv è un virus molto comune, che si trasmette per via sessuale e nella maggior parte dei casi non comporta gravi rischi. In casi particolari, però, può portare all’insorgere di tumori, soprattutto al collo dell’utero, dunque un’azione preventiva efficace è più che auspicabile. Come riporta il Post, «Uno studio scientifico pubblicato sulla rivista Clinical Infectious Diseases, basato su 58 diverse ricerche, ha concluso che le infezioni dai ceppi di HPV che possono causare tumori sono diminuite quasi del 90 per cento nelle giovani donne vaccinate». È evidente che si tratta di un risultato molto positivo, ancora più importante perché non stiamo parlando semplicemente di debellare una malattia, bensì una tra le cause dell’insorgenza di tumori. Eppure il servizio di Report, partendo forse da una tesi già precostituita, è riuscito a portare l’attenzione sulle critiche e su possibili effetti collaterali, che al momento non risultano verificati.

È facile creare il panico quando si parla di salute, manipolando le informazioni o stabilendo correlazioni di causa-effetto dove non ci sono. Basta prendere per esempio la statistica delle persone morte dopo essere state vaccinate (“dopo” in senso cronologico, nessuna correlazione è stata riscontrata tra la somministrazione del farmaco e i decessi) contro l’Hpv negli Usa: 117 persone, su 80 milioni di vaccinazioni, tra il 2006 e il 2015. «Le analisi del CDC [Centers for Disease Control and Prevention] non hanno trovato trend o altri elementi che mettano in correlazione la somministrazione dei vaccini e i decessi. È bene ricordare che se si prendono in considerazione milioni di persone, alcune muoiono per cause di ogni tipo, anche tra chi non si vaccina».

Il ginecologo Salvo di Grazia, che da tempo redige un blog in cui smonta le bufale scientifiche che si diffondono sui media, ha criticato apertamente la trasmissione (attenzione, in fondo all’articolo linkato compaiono foto che possono impressionare i più sensibili), invitando però le istituzioni a fare di più per evitare che l’ignoranza (per quanto in buona fede) neutralizzi i risultati di anni di seria ricerca scientifica: «L’aspetto positivo della trasmissione è quello di aver evidenziato che bisogna pretendere maggiore trasparenza, sia riguardo gli eventi avversi dei vaccini che sulle autorità di controllo. La trasmissione è stata pessima per la noncuranza con la quale ha trattato l’argomento ma le autorità non aiutano né il cittadino né i medici a fare chiarezza, prima di tutto per loro che poi dovranno trasmetterla ai pazienti. Prendano atto, le istituzioni, che per evitare cadute disastrose come questa della RAI devono mettersi al lavoro, altrimenti il primo che decide che nei vaccini ci siano “polveri di alluminio” (cit.) lo dirà, in diretta nazionale».

Anche un altro medico ed esperto di vaccini, Roberto Burioni, ha attaccato (con riferimenti bibliografici) il taglio della trasmissione dalla sua pagina Facebook: «Report ha dato spazio a teorie prive di base scientifica, a individui senza alcuna autorevolezza ed ha mescolato sapientemente possibili tangenti e ipotesi non confermate per ottenere un effetto abominevole: instillare timore nei confronti di una pratica medica sicura, efficace ed in grado di salvare migliaia di donne da una morte atroce».

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