Le scimmie non sono responsabili dell’epidemia di vaiolo delle scimmie. Ha dovuto precisarlo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) dopo segnalazioni di attacchi contro degli animali in Brasile, ha riportato il New York Times.

Secondo i media locali almeno dieci scimmie sono state soccorse nello stato brasiliano di San Paolo dopo che le autorità hanno trovato segni di attacchi o avvelenamenti dovuti alla paura della trasmissione del virus. Solo tre di esse si sono salvate.

Durante una conferenza stampa che si è tenuta a Ginevra, l’Oms ha precisato che nonostante il nome, il rischio di trasmissione del vaiolo delle scimmie in questa epidemia è incentrato sugli esseri umani, non sugli animali.

La trasmissione del virus può infatti avvenire in seguire a un contatto stretto con un altro essere umano infetto. La priorità è quindi capire in che modo si sta diffondendo nella popolazione umana e cosa possono fare gli esseri umani per proteggersi dal contagio.

Il nome del virus deriva dal fatto che in origine è stato trovato in un gruppo di scimmie da laboratorio nel 1958 in Danimarca, ma si pensa che siano in realtà i roditori i suoi principali vettori animali.

Alcuni scienziati e funzionari della salute pubblica hanno invitato a cambiare nome alla malattia, ma finora non c’è stato un annuncio ufficiale. Tra le motivazioni della richiesta il fatto che l’attuale definizione potrebbe avere “effetti potenzialmente devastanti e stigmatizzanti” o collegare erroneamente il virus solo al continente africano, mentre invece si tratta una crisi internazionale. L’Oms sta discutendo su quale potrebbe essere il nome giusto per il virus e dovrebbe arrivare presto una dichiarazione in tal senso, secondo quanto detto nella conferenza stampa.

Allo stesso modo bisogna evitare di stigmatizzare le persone infette. Quest’anno la maggior parte dei casi si è verificata in giovani uomini, molti dei quali si auto-identificano come uomini che fanno sesso con altri uomini. Ma, avverte l’Oms, «qualsiasi stigmatizzazione di una persona infetta aumenterà la trasmissione: se le persone hanno paura di identificarsi come infette, allora non si faranno curare e non prenderanno precauzioni, e vedremo una maggiore trasmissione».

Le persone che si ammalano – spiega l’articolo sul Times – accusano comunemente febbre, mal di testa, dolori alla schiena e ai muscoli, ingrossamento dei linfonodi e spossatezza. È comune anche un’eruzione cutanea che assomiglia a brufoli o vesciche. La trasmissione avviene con il contatto fisico ravvicinato e si diffonde dopo la comparsa dei sintomi, circa 6-13 giorni dopo l’esposizione. L’Oms ha attivato il massimo livello di allerta per il vaiolo delle scimmie a luglio, con un numero di casi confermati a livello internazionale che ha superato i 31.000.

(Foto di Syed Ahmad su Unsplash)

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