Una relazione, una lettera e una sentenza. Tre documenti, presentati nei giorni scorsi in contesti diversi, ci conducono, nuovamente, sul tema immigrazione. Con elementi che fanno ben sperare, altri che fanno riflettere.

Il ministro alla Cooperazione Andrea Riccardi, nella relazione presentata alla commissione Affari istituzionali, apre la visione del governo su due questioni fondamentali. L’una riguarda la possibilità di prolungare a un anno il periodo per la ricerca di un nuovo lavoro per gli immigrati che hanno il permesso di soggiorno scaduto. A fronte di 600mila documenti scaduti, tra i 250 e i 300mila stranieri stanno per diventare irregolari, a causa del limite fissato al momento a sei mesi. «Si rischia di perdere lavoratori che hanno già fatto un percorso di integrazione. Questo per me è una ricchezza che noi abbiamo costruito noi italiani con loro. Non vorrei che questo Paese diventi un luogo di turnover, di braccianti semestrali». Altro punto sollevato da Riccardi è quello della cittadinanza: «Deve prevalere una sorte di ius culturae, perché questi giovani sono cresciuti immersi nella cultura italiana, nelle aule scolastiche vi sono numerosi bambini stranieri che effettivamente non solo parlano l’italiano, ma anche il dialetto». Vedremo cosa ne sarà dei diversi disegni di legge presentati in merito, per il momento il ministro ha annunciato l’istituzione di una commissione all’interno del suo dicastero volta ad analizzarli.

Il secondo documento, la lettera, è quella scritta dal sindaco di Rosarno, Elisabetta Tripodi, che si rivolge proprio a Riccardi e al ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri. Si tratta di un appello, in cui si invitano le istituzioni a non lasciare sola la comunità calabrese di fronte al forte afflusso stagionale di lavoratori, per i quali non sono sufficienti le strutture fornite dalla Protezione civile. Dall’anno scorso l’Amministrazione Comunale «ha attivato un campo accoglienza che fornisce alloggio gratuito a circa 120 migranti attraverso l’utilizzo di container forniti dalla Protezione civile del tutto insufficienti rispetto ai presenti. Il resto delle persone (in totale un migliaio, ndr) si colloca in strutture precarie e spesso insicure, alloggi di fortuna privi di acqua corrente e luce elettrica. […] Per noi -continua la lettera- è molto importante uno sforzo congiunto di tutte le istituzioni, perché il comune non venga lasciato solo con le associazioni di volontariato, nel dare risposta ai migranti».

Infine la sentenza. Chiudiamo in bellezza, perché secondo il giudice del lavoro di Milano, il servizio civile è un diritto-dovere anche per gli stranieri. È stato infatti accolto il ricorso di un ragazzo pachistano, Shahzad Sayed, 26 anni, da 15 residente in Italia, cui era stata negata la possibilità di prestare servizio proprio per la sua nazionalità. Secondo il giudice Carla Bianchini, per stranieri che appartengono in maniera stabile e regolare alla comunità, si può parlare di «dovere di difesa della Patria quale dovere di solidarietà politica, economica e sociale», previsto dalla Costituzione. Il bando a cui il ragazzo si è candidato (pubblicato da Caritas Ambrosiana) è stato quindi ritenuto a «carattere discriminatorio», e il giudice ha quindi ordinato «alla presidenza del consiglio dei ministri-Ufficio nazionale per il servizio civile di sospendere le procedure di selezione, di modificare il bando […], consentendo l’accesso anche agli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia e di fissare un nuovo termine per le domande».