Venerdì 15 maggio comincia la Settimana europea del test anti-HIV. Si tratta di una campagna di sensibilizzazione nata otto anni fa per spingere le persone a sottoporsi periodicamente al test gratuito per scoprire se sono entrati in contatto con il virus dell’HIV. Quest’anno sarà un’edizione un po’ diversa, perché il mondo è concentrato sul Sars-cov-2, meglio noto come coronavirus. La pandemia in corso sta avendo un grosso impatto sul sistema sanitario nel suo complesso. Al di là dell’improvviso affollamente dei posti letto di terapia intensiva, di cui si è parlato molto nelle scorse settimane, il problema ha riguardato (e continua a farlo) tutti i reparti degli ospedali. Molti interventi sono stati rimandati e si sono dovuti aumentare gli spazi dedicati alla gestione del COVID-19, a discapito di altre patologie. Si è trattato di una scelta obbligata, che ha messo in evidenza l’impreparazione di molte strutture ospedaliere di fronte all’improvvisa crisi.

In Europa si è fatto molto per fare arretrare la diffusione dell’HIV. Come mostra questo grafico di Eurostat, rispetto al 2002 il tasso di mortalità per HIV si è praticamente dimezzato. L’Italia si inserisce in questo contesto, e infatti i dati sono in diminuzione praticamente in tutte le regioni, seppure con andamenti diversi. Il coronavirus potrebbe però avere un impatto anche su questo comparto della sanità italiana. La Lila, una delle maggiori associazioni impegnate nella lotta all’HIV/AIDS, ha annunciato sul suo sito l’interruzione dei test rapidi presso le sue sedi. Allo stesso modo, molte delle strutture in cui normalmente è possibile sottoporsi al test per l’HIV sono temporaneamente chiusi o osservano un orario ridotto. Questo implica che molte persone che vorrebbero fare il test probabilmente dovranno rimandarlo, aumentando la probabilità di casi di diagnosi tardive, che rendono più difficile affrontare poi la malattia. Ma la situazione è difficile anche per chi attualmente convive con l’HIV. Per una persona alle prese con questo virus, la possibilità di entrare in contatto con il coronavirus rappresenta una minaccia ancora più grave che per una persona sana. Ma il punto più critico è quello di cui parlavamo all’inizio: molte strutture sanitarie stanno sospendendo o riducendo i servizi, anche quelli dedicati alle persone con HIV.

La lettera aperta al Ministero della salute

Le associazioni hanno inviato al ministro della Salute Roberto Speranza una lettera aperta, in cui richiamano il governo affinché si occupi della questione. Di seguito i passaggi principali del testo: «L’impatto maggiore della pandemia da COVID-19 si è concentrato, com’è noto, sul comparto medico infettivologico del Sistema Sanitario Nazionale, cui vanno i nostri più sinceri ringraziamenti. La fase emergenziale ancora in atto sta, tuttavia, limitando a molte PLWHIV (sigla che indica le persone affette da HIV/AIDS, ndr) l’accesso ai servizi di cura e assistenza presso i reparti di malattie infettive. Gran parte dei centri italiani hanno quasi totalmente sospeso le visite di controllo, i prelievi, gli esami diagnostici e di approfondimento; in molti casi risulta complicata anche la consegna dei farmaci antiretrovirali, farmaci salva-vita, lo ricordiamo, per tutte le persone con HIV. […] Le nostre organizzazioni sono subissate da messaggi di preoccupazione e richieste d’aiuto da parte di persone con HIV cui sono state posticipate visite, controlli e analisi anche di tre o quattro mesi e che ci chiedono quando questa situazione potra? finire. Le nostre organizzazioni, si sono dovute attivare anche per far fronte ai tantissimi problemi che il lockdown ha creato per il ritiro di farmaci. Molte PLWHIV sono rimaste bloccate in regioni diverse da quelle in cui sono in cura e in cui, solitamente, ricevono le terapie antiretrovirali; altre sono bloccate in altri paesi con il terrore di rimanere senza i trattamenti antiretrovirali. Stiamo rispondendo a queste richieste d’aiuto organizzando servizi di consegna o spedizione di farmaci per chi non potesse ritirarli. Ci preoccupa, tuttavia, la possibilita? che qualcuno/a possa essere costretto/a interrompere i trattamenti. […] Tutti i servizi di offerta del test HIV sono stati ridotti se non sospesi; altrettanto e? accaduto, sempre per le restrizioni anti-COVID, ai servizi di testing gestiti dalle associazioni. Si tratta di un problema gravissimo per il nostro paese, tra quelli in Europa che ha una delle percentuali piu? alte di late presenters e in cui le persone inconsapevoli di avere l’HIV, rappresentano la quota piu? importante di diffusione dell’infezione». L’Italia si vanta spesso di avere uno dei migliori sistemi sanitari al mondo. È ora di vedere se siamo in grado di garantire pari assistenza a tutte le persone, anche in tempi difficili.

(Foto di World Bank Photo Collection su flickr)