La pandemia di COVID-19 ha dato centralità alla ricerca scientifica, almeno nel breve termine. L’impatto sulle carriere di molti ricercatori, però, è stato negativo.
Il fatto che eventi grandi e sconvolgenti abbiano una ricaduta anche sul mondo della ricerca è noto. Con la crisi finanziaria globale del 2008, la ricerca ha sofferto, così come altri settori, venendo a mancare gran parte dei fondi che l’avevano finanziata fino ad allora. E così per i ricercatori si è fatto più difficile continuare il proprio lavoro. C’è chi ha visto ridursi il proprio stipendio, chi ha dovuto rinunciare a dei progetti o cambiare oggetto di ricerca.
La pandemia, nonostante abbia portato una grande spinta nella ricerca sul COVID-19, ha penalizzato contesti in cui mancavano gli strumenti e le competenze per affrontare quel tipo di studi.
Ne ha scritto qualche giorno fa Nature, in un editoriale che riporta i risultati di un sondaggio che la rivista distribuisce a ricercatori di tutto il mondo ogni due-tre anni.
Quest’anno il numero totale di rispondenti è stato di 3.209, molti meno della precedente edizione del questionario (7.670). Questo, secondo il giornale, può essere dovuto a una forza lavoro esausta e con una vita sempre più complicata. Nonostante ciò, i risultati permettono di rilevare alcune tendenze e fare dei confronti.
Il 12 per cento dei rispondenti ha detto di aver perso un’offerta del COVID-19. Tra i ricercatori a inizio carriera, il 53 per cento ha dichiarato che la pandemia ha avuto un impatto negativo sulle prospettive di carriera.
Brasile, India e Cina, tre paesi che stavano conoscendo un grande sviluppo solo una decina d’anni fa, anche dal punto di vista della ricerca scientifica, oggi hanno una visione molto meno ottimistica. Il 72 per cento dei rispondenti in Brasile e il 61 per cento in India hanno detto che la pandemia ha rallentato le loro carriere. Tra le motivazioni, per il Brasile, il fatto che manca la tecnologia per fare altro che non sia ricerca di base.
A prescindere da dove lavorano, la maggioranza dei partecipanti al sondaggio lamenta una riduzione della produttività dovuta alle difficoltà nella raccolta dei dati (57 per cento) e all’impossibilità di condurre esperimenti in laboratorio (55 per cento). Ovviamente è ancora presto per valutare gli effetti di questa perdita di produttività, ma i primi segnali non sono dei migliori.
I risultati di due altri sondaggi, che hanno coinvolto un totale di quasi 7 mila ricercatori in Europa e negli Stati Uniti, hanno evidenziato che circa il 27 per cento degli intervistati non ha avviato alcun nuovo progetto di ricerca nel 2020. Un aumento notevole rispetto al 9 per cento dell’anno precedente.
La pandemia sembra avere anche rallentato i processi che erano iniziati negli ultimi anni a proposito delle discriminazioni e della disparità di genere. Il 34 per cento delle donne ha risposto di avere subito una discriminazione, contro il 21 per cento degli uomini. La metà dei casi relativi alle donne riguarda discriminazioni di genere.
Resta inoltre il problema della differenza di retribuzione tra uomini e donne, soprattutto nella parte finale della carriera. Mentre il 40 per cento degli uomini a carriera ben avviata hanno dichiarato salari annuali di oltre 110 mila dollari, questo vale solo per il 36 per cento delle donne.
Un aspetto positivo ricorrente di tutti i sondaggi considerati è che, nonostante le sfide delle crisi finanziarie e della pandemia, in generale gli scienziati amano il proprio lavoro, anche se i tassi di soddisfazione sono scesi dal 68 al 58 per cento dal 2018.
«Mentre gli sconvolgimenti legati alla pandemia si attenuano in molte parti del mondo – conclude Nature –, è importante che i finanziatori e i datori di lavoro tengano conto del potere degli eventi mondiali nel modellare le carriere e le fortune degli scienziati. È il momento di considerare come riaccendere il desiderio di intraprendere nuovi progetti e incoraggiare una cultura di ricerca positiva che promuova la collaborazione inclusiva e riconosca che tutti nell’ecosistema della ricerca hanno un ruolo da interpretare».
(Foto di Talha Hassan su Unsplash )
Questo articolo è solo un pezzetto
Scrivere ci piace, ma l’attività principale di Avis Legnano è la sensibilizzazione alla donazione di sangue. Per partecipare a questo progetto basta compilare il modulo d’iscrizione.