I conflitti armati mettono a rischio, in modo diretto e indiretto, anche la biodiversità. Valutarne gli impatti è complesso, ma fondamentale per sviluppare e attuare strategie di salvaguardia. Un articolo di Scienza in Rete.
In momenti come questi risulta difficile togliere l’attenzione ai civili ucraini e alle incredibili sofferenze che l’invasione russa ha causato e continua a causare. Allo stesso tempo, però, l’essere umano non è l’unica vittima di questa guerra devastante. Come riportato nella lettera aperta dell’Environmental Peacebuilding Association – firmata da quasi mille scienziati e non, provenienti da 156 organizzazioni differenti e università di fama internazionale come il Massachusetts Institute of Technology, la Johns Hopkins University o il King’s College di Londra – l’invasione russa e la guerra in corso portano con loro una lunga serie di rischi ambientali, che si estendono ben oltre il potenziale di un disastro nucleare. Tra questi rischi, i possibili impatti sulla biodiversità rappresentano una grave minaccia da non sottovalutare.
Essendo il secondo paese più vasto in Europa, ironicamente preceduto dalla Russia, l’Ucraina ospita svariati ecosistemi acquatici e terrestri. Con 6 808 aree protette e circa il 35% della biodiversità continentale, non possono mancare anche specie a rischio d’estinzione, che nel 2001 ammontavano a un totale di 923, secondo quanto riportato nella valutazione della biodiversità in Ucraina. Tutti questi diversi ecosistemi, così come le 70 000 specie di flora e fauna che li compongono, si ritrovano ora però particolarmente a rischio. Non sono pochi, infatti, gli effetti che un conflitto, anche di breve durata, può avere sulla biodiversità.
Primo fra tutti la distruzione diretta di habitat e vegetazione. Gli intensi bombardamenti che hanno segnato il paese nell’ultimo mese hanno infatti causato incendi di dimensioni talmente grandi da essere rilevabili dallo spazio e che, di conseguenza, hanno parzialmente, se non completamente, distrutto vegetazione e habitat unici per alcune delle 45 000 specie animali presenti. Tutto ciò, peraltro, proprio durante la stagione di nidificazione e accoppiamento.
Già nel 2014 le operazioni militari nell’Ucraina orientale avevano causato un aumento significativo di incendi, che hanno raso al suolo foreste, praterie e campi agricoli. Tra il 2014 e il 2018, dati di telerilevamento hanno registrato più di 14 000 incendi in alcune aree orientali del paese, come il Donetsk e il Luhansk, per un’area totale di 1,9 milioni di ettari di terreno. Alla base di quest’aumento nel numero e nell’intensità di incendi si trova la mancanza di controllo e gestione da parte del governo. Infatti, se nel 2018 l’area media di incendi in zone controllate dal governo ammontava a circa 150 ettari, soli 50 ettari in più rispetto al 2013, i territori non controllati dal governo sono arrivati ad avere un’area media di incendi di circa 350 ettari, ovvero circa 240 ettari in più rispetto al 2013. Ulteriore aggravante, poi, sono stati gli aumenti drastici di temperature in conseguenza al cambiamento climatico. Proprio nel 2017, infatti, sono state registrate temperature particolarmente elevate che hanno portato a picchi record nell’incidenza di incendi.
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(Foto di Anton Sharov su Unsplash)
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