Il 18 marzo si è celebrata la seconda Giornata nazionale per le vittime del COVID-19, istituita nel 2021. La data è stata scelta perché coincide con quella in cui nel 2020 i mezzi dell’esercito contribuirono al trasporto di centinaia di bare dal cimitero di Bergamo, città particolarmente colpita in quel periodo dalla diffusione del virus.

In quell’occasione il Dipartimento per le politiche giovanili e per il Servizio civile universale ha voluto ricordare, durante un webinar organizzato con l’Istituto superiore di sanità e Formez di cui riporta Redattore Sociale, l’importanza dei ragazzi del servizio civile durante tutto il corso della pandemia.

«Nel corso dell’emergenza – ha spiegato il Dipartimento – i giovani operatori volontari di servizio civile universale sono stati in prima linea, impegnati con responsabilità, consapevolezza e tempestività, in azioni di promozione dei valori fondativi della Repubblica – come la difesa della vita, della sicurezza delle persone e dei diritti umani – che si sono concretizzate nel supporto ai più fragili, nel sostegno alle famiglie in difficoltà, in azioni educative nei confronti dei minori e in numerose altre attività di contrasto e mitigazione dell’emergenza sulla comunità».

Avis Legnano è stata tra le associazioni che hanno potuto continuare a garantire la presenza dei quattro volontari impegnati in quel momento nel loro percorso di Servizio civile, mentre intorno 9 progetti su 10 si fermavano. Un impegno che come associazione non dimenticheremo, e che giustamente viene rimarcato anche dalla ministra per le Politiche giovanili, Fabiana Dadone, nel saluto iniziale del webinar: «Anche quando queste terribili crisi, che ci hanno caricato di ansie e di paure, saranno alle spalle – come ci auguriamo – sarà bene mantenerne la memoria: non solo per non dimenticare il sacrificio delle persone che abbiamo perduto ai nostri affetti, ma anche per conservare le lezioni che abbiamo appreso anche in termini di buone pratiche, replicabili a supporto di altre situazioni emergenziali che caratterizzano questo difficile momento storico».

I dati sulla flessione, e poi risalita relativamente rapida dei progetti attivi nelle prime fasi della pandemia viene ricordata da Silvia Losco, dirigente dell’Ufficio per il servizio civile universale: «”A parte la fase più difficoltosa del marzo 2020, con l’avvio del lockdown, che ha visto in servizio in quel momento circa 3.200 giovani (pari all’11,1% del totale), il trend di ripresa è stato subito positivo, fino a ‘normalizzare’ il numero di volontari impegnati sui numeri pre-pandemia”. Già ad aprile 2020 infatti oltre l’80% dei giovani volontari, sui circa 39 mila partiti a seguito del bando del settembre 2019, era tornato in servizio secondo le nuove modalità che prevedevano anche attività ‘in remoto’. I più penalizzati quelli in servizio civile all’estero, dei quali però 191 sono rimasti attivi anche nelle fasi più acute della pandemia. “E dal 15 settembre 2020 la percentuale dei volontari in servizio è sempre stata maggiore al 99%, con un trend crescente fino al 99,85% a febbraio 2021”. Indicativo di questo progressivo ritorno alla normalità anche l’andamento delle attività di servizio, che ad aprile 2020 per il 44,7% risultavano ‘rimodulate’ rispetto a quelle originariamente previste, percentuale che già a febbraio 2021 scendeva al 22,1%».

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