Se quest’anno avete in programma di iscrivervi in palestra, o di andare a correre, o di cominciare un qualche corso di fitness, conservando però uno stile di vita sedentario, forse è meglio se ci ripensate. Intendiamoci: fare qualche tipo di attività fisica è sempre meglio di niente. Ma non è quel piccolo spazio che dedicherete all’esercizio un paio di volte alla settimana a mettervi al riparo dai problemi legati alla vita sedentaria. La considerazione arriva da un lungo articolo sul Guardian di Vybarr Cregan-Reid, docente di Environmental Humanities all’Università del Kent e autore di vari libri, tra cui Primate Change: How the world we made is remaking us. Cregan-Reid non fa partire il suo ragionamento dal punto di vista della medicina e dell’analisi su un campione di pazienti, bensì da una prospettiva storica.
Esiste il concetto di “esercizio fisico” nelle popolazioni più longeve al mondo? La risposta è no. O meglio: non esiste un concetto di esercizio fisico separato dal complesso delle attività quotidiane. La chiave per abbattere i rischi derivanti da una vita sedentaria, e per incrementare l’aspettativa di vita (in condizioni sane) parte (oltre che da fattori ambientali, legati all’alimentazione e a un benessere psicofisico generale) da lunghe sessioni di attività fisica a basso ritmo. Uno dei gruppi etnici più studiati in questo senso sono alcune comunità di pastori sardi, confinate in zone particolarmente isolate. Costoro, che spesso arrivano a superare i 100 anni di età senza soffrire delle principali patologie legate alla vecchiaia, nelle loro giornate arrivano a percorrere a piedi parecchi chilometri, e la loro attività quotidiana non prevede sedentarietà.
Uno dei problemi alla base dell’idea di esercizio fisico comunemente accettata è che sia un’attività che da aggiungere alle cose che abbiamo da fare durante le nostre giornate. Il progresso tecnologico ci ha sottratto a numerose attività che ci permettevano di bruciare calorie e mettere in movimento il nostro corpo, ma per compensare il maggiore grado di sedentarietà conquistato siamo costretti a sacrificare parte del nostro tempo libero per fare dell’esercizio fisico. Un’attività che, comunque la si metta, richiede tempo e fatica, e dunque spesso risulta in un fallimento.
Certo, come dicevamo in apertura, fare attività fisica con costanza non è certo un male, anzi. «Un rapporto del 2015 della Academy of Medical Royal Colleges, dal titolo “Esercizio – La cura miracolosa” – scrive Cregan-Reid –, dice che l’esercizio regolare può essere d’aiuto per prevenire l’infarto, alcuni tipi di cancro, depressione, malattie cardiovascolari e demenza, riducendo i rischi almeno del 30 per cento. Con un’attività fisica regolare, il rischio di tumore all’intestino scende del 45 per cento; quello di osteoartrite, ipertensione e diabete di tipo 2 del 50 per cento». In questi termini, dunque, l’esercizio fisico non è un’opzione, bensì qualcosa di necessario. Ma per massimizzare il risultato è necessario cambiare approccio.
Più che andare in palestra (magari in automobile) due o tre volte alla settimana, sarebbe più importante ed efficace abituarci a camminare molto. Per esempio impostando il nostro contapassi non su 10mila, ma su 15mila passi al giorno. Pochi di noi, alla fine di una giornata lavorativa, non vedono l’ora di cimentarsi in un faticoso allenamento, magari ad alta intensità. Può funzionare nel breve periodo, ma difficilmente la motivazione durerà a lungo. Rientrare a piedi dall’ufficio (soprattutto se questo ci costringe a percorrere qualche chilometro ogni giorno) potrebbe invece essere una soluzione più efficace e meno impegnativa.
L’idea che essere perfettamente in forma voglia dire trasformarsi in un atleta è probabilmente sbagliata. I dati, secondo quanto riporta Cregan-Reid, non confermano questo luogo comune. Al contrario, «le persone più sane e in forma sul pianeta non hanno mai messo piede in palestra». Un articolo pubblicato nel 2016 su The Lancet conferma che «alti livelli di attività fisica a intensità moderata (60-75 minuti al giorno) sembrano eliminare l’aumento di rischio di morte associato a lunghi periodi sedentari». Al contrario, un eccesso di attività ad alta intensità può portare a un aumento del metabolismo e del ricambio di cellule che potrebbe, considerando tutti i fattori, accelerare il processo di invecchiamento.
Giunti a questo punto, ci rendiamo conto che questo articolo possa sembrare un grande spot di una disciplina che chi ci segue conosce bene, il Nordic Walking. Vi assicuriamo che non voleva esserlo, ma in effetti le osservazioni di Cregan-Reid sembrano condurre proprio lì.
(Foto di Bruno Nascimento su Unsplash)