Tra i tanti fenomeni peculiari che si osservano in Italia c’è l’ampia preferenza del nostro paese per l’acqua in bottiglia rispetto a quella del rubinetto. Secondo un’inchiesta pubblicata su Cibo, mensile curato dalla redazione di Domani, l’Italia è al secondo posto al mondo come consumo di acqua in bottiglia per abitante, dopo il Messico e prima della Thailandia (dati Bottled Water Association, principale lobby statunitense per il consumo di acqua imbottigliata). Il trend è peraltro in aumento a livello globale: secondo i dati usati nell’inchiesta solo tre dei primi 20 paesi per consumo pro capite (Belgio, Germania, Ungheria) hanno ridotto i propri consumi tra il 2015 e il 2020. Tutti gli altri, Italia compresa, hanno fatto registrare un aumento, talvolta sostanzioso, come nel caso del Messico e degli Stati Uniti.
Per le aziende del settore si tratta di buone notizie. Il fatturato del comparto è in crescita costante e nel 2019 ha sfiorato i tre miliardi di euro. Come spiega l’articolo, il problema è l’impatto ambientale di questa pratica: «Nonostante le direttive europee per la plastica monouso e lo sforzo dei produttori di riciclare e studiare bottiglie più leggere – si legge –, secondo Greenpeace ogni anno vengono immesse sul mercato italiano circa dieci miliardi di bottiglie d’acqua in plastica. Di queste, il 60 per cento non viene riciclato e rischia di disperdersi sul territorio e nei mari. Eppure la materia prima, il cosiddetto oro blu di proprietà pubblica, costa ai produttori cifre che gli ambientalisti definiscono irrisorie. […] Secondo un dossier del Ministero dell’economia (Mef) sulle acque minerali e termali, il costo dell’acqua estratta per le aziende maggiori inciderebbe sulla produzione solo per lo 0,79 per cento». Un po’ come per le concessioni balneari, le regioni stipulano dei contratti con le aziende per l’uso dell’acqua che sgorga dalle fonti. Spesso tali concessioni hanno costi molto bassi per le industrie, in ragione delle opportunità di sviluppo che la loro presenza si stima comporti per il territorio, tra posti di lavoro creati e indotto. Per fare un esempio, San Benedetto in Abruzzo paga 0,0003 euro al litro: «A fronte di 550 milioni di litri prelevati nel 2017, nelle casse della regione sarebbero entrati circa 167 mila euro».
L’aumento del consumo di acqua imbottigliata nel mondo può essere spiegato in diversi modi. Secondo una ricerca pubblicata nel 2021 dal Barcelona Institute for Global Health, potrebbe trattarsi di «fattori soggettivi come la percezione del rischio, il gusto, l’odore, la mancanza di fiducia nella qualità dell’acqua pubblica del rubinetto e il marketing delle aziende produttrici di acqua in bottiglia».
Il centro di ricerca catalano si è concentrato sulla città di Barcellona, per una questione di disponibilità e qualità dei dati, giungendo alla conclusione che «se l’intera popolazione di Barcellona decidesse di passare all’acqua in bottiglia, la produzione richiesta comporterebbe la perdita di 1,43 specie animali all’anno e un costo di 83,9 milioni di dollari all’anno per l’estrazione delle materie prime. Si tratta di un impatto sugli ecosistemi circa 1.400 volte superiore e di un costo di estrazione delle risorse 3.500 volte superiore rispetto allo scenario in cui l’intera popolazione passasse all’acqua del rubinetto».
Nonostante il continuo aumento della qualità dell’acqua pubblica a Barcellona negli ultimi anni, grazie a trattamenti sempre più avanzati, non si è registrato un incremento del consumo di acqua del rubinetto rispetto a quella in bottiglia. Alla base potrebbe esserci quindi la paura che la prima contenga elementi chimici potenzialmente dannosi per la salute. «Se è vero che l’acqua del rubinetto può contenere trialometani (THM) derivati dal processo di disinfezione – ha spiegato una delle ricercatrici – e che i THM sono associati al cancro alla vescica, il nostro studio dimostra che, grazie all’alta qualità dell’acqua del rubinetto di Barcellona, il rischio per la salute è minimo, soprattutto se si tiene conto dell’impatto complessivo dell’acqua in bottiglia».
(Foto di Willfried Wende su Pixabay)
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