C’è un grande dibattito ultimamente sull’impiego dell’intelligenza artificiale (AI) nei settori più diversi. Tra questi la scuola, in cui software come ChatGPT possono essere un valido strumento di studio e apprendimento, ma ovviamente non senza controindicazioni.
Una ricerca ha indagato proprio questo aspetto, concentrandosi sul ruolo dell’AI nello sviluppo della creatività di studenti universitari in un’università statunitense.
Come spiega su The Conversation l’autrice principale dello studio, Sabrina Habib, è stato chiesto ai partecipanti di pensare, senza usare la tecnologia, a tutti i modi in cui si può usare una graffetta. Un mese dopo, è stato chiesto loro di rifare la stessa cosa, ma stavolta usando ChatGPT. In sintesi, è emerso che l’AI può essere un utile strumento di brainstorming, in grado di generare rapidamente idee che possono stimolare la creatività. Ma ci sono anche potenziali effetti negativi sulle capacità di produrre pensiero creativo e sulla fiducia in se stessi degli studenti. Se da un lato questi hanno dichiarato che era utile “avere un altro cervello”, dall’altro hanno ritenuto che l’uso dell’AI fosse “la via d’uscita più facile” e non permettesse loro di pensare da soli.
I risultati invitano a riflettere sull’uso dell’AI nelle classi e a trovare un equilibrio che favorisca la creatività e utilizzi al meglio le capacità dell’AI.
Sempre più spesso gli studenti usano l’AI per farsi aiutare nei compiti scolastici. Che si tratti della stesura di testi, dell’apprendimento di nuove lingue o dello studio di storia e scienze, gli strumenti di AI stanno diventando un punto fermo nella dotazione accademica degli studenti.
Nello studio, tutti i partecipanti hanno trovato l’AI utile per il brainstorming. Solo il 16% degli studenti ha preferito farne a meno. In particolare, hanno dichiarato di trarre beneficio dall’AI per avviare le sessioni di brainstorming. Altre ricerche hanno infatti dimostrato che l’AI può servire come partner non giudicante per queste situazioni, stimolando un flusso libero di idee che normalmente potrebbero essere trattenute in un contesto di gruppo.
Alcuni studenti hanno però espresso preoccupazione per un’eccessiva dipendenza dalla tecnologia, temendo che questa possa indebolire in qualche modo i loro pensieri e, di conseguenza, la fiducia nelle loro capacità creative. Alcuni studenti hanno riferito di un effetto descritto come “fissazione della mente”, per cui una volta viste le idee dell’AI, hanno avuto difficoltà a proporre le proprie.
Alcuni di loro hanno anche messo in dubbio l’originalità delle idee generate dall’AI. In effetti è noto che un limite dell’AI generativa sta proprio nel suo “riciclare” contenuti già esistenti, piuttosto che elaborarne di davvero originali. La ricerca ha confermato questo limite e infatti, mentre l’uso di ChatGPT ha migliorato la produzione creativa degli studenti a livello individuale, le idee dell’AI tendevano a essere ripetitive nel complesso.
I risultati dello studio indicano che consentire agli studenti di coltivare la propria creatività in modo indipendente può rafforzare la loro fiducia in se stessi e nelle loro capacità. Una volta raggiunto questo obiettivo, l’AI può essere utile per proseguire nell’apprendimento. Un po’ come insegnare a fare le divisioni con carta e penna prima di passare alla calcolatrice.
«Il ruolo crescente dell’AI nell’istruzione porta molti vantaggi, ma è fondamentale mantenere l’elemento umano in primo piano», scrive la ricercatrice. «La proprietà dei contenuti, il plagio e le informazioni false o fuorvianti sono tra le sfide attuali per l’implementazione dell’AI nell’istruzione. Con l’aumento della popolarità dell’AI generativa, le scuole devono stabilire delle linee guida per garantire un uso responsabile di questi strumenti».
(Foto di John Schnobrich su Unsplash)
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