«Da inizio anno, in soli 8 mesi, sono morte in strada 242 persone, come in tutto il 2021». A scriverlo è la Fio.PSD (Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora), che ricorda poi che «Sono oltre 55 mila le persone senza dimora in Italia, cittadini italiani e stranieri che vivono in condizioni di vulnerabilità e grave disagio sociale ed economico. Negli anni recenti si è intervenuto sui servizi di bassa soglia quali dormitori, mense, empori solidali, docce, unità di strada ed altri, a supporto delle persone che vivono in strada o in condizioni di marginalità grave ma è necessario e inderogabile superare l’approccio emergenziale che limita le azioni ad alcuni periodi dell’anno (Piani Freddo) senza una prospettiva capace di assumere il fenomeno come strutturale, complesso, multidimensionale, richiedendo quindi interventi continuativi e multidisciplinari».

In un comunicato, la Federazione ha elencato quindi una serie di interventi rivolti espressamente alle forze politiche, affinché facciano proprio un problema per cui, più che le risorse, è mancata finora la volontà politica. Le aree di intervento indicate sono quattro, riportiamo di seguito una selezione delle proposte.

Esclusione abitativa e case inaccessibili

L’8,3% delle famiglie europee risulta in arretrato con i pagamenti di affitti e mutui. La difficoltà di sostenere i costi dell’abitazione può essere una anticamera dell’homelessness per le persone e le famiglie più esposte al rischio di povertà. Data la scarsità di soluzioni abitative adeguate, dignitose e accessibili,  il rischio è di creare una sorta di concorrenza tra persone senza dimora e altri gruppi vulnerabili nel riconoscimento del diritto ad un alloggio adeguato.

Suggerimenti e possibili soluzioni

  • Agire preventivamente per contrastare l’esclusione abitativa, la perdita del proprio alloggio e l’impoverimento progressivo
  • Utilizzare le risorse europee e i fondi nazionali per programmare politiche dell’abitare di lungo periodo per un cambiamento strutturale e sistemico
  • Promuovere azioni mirate per recuperare il patrimonio immobiliare pubblico in disuso e i beni confiscati alla mafia da destinare ad alloggi sociali a canoni calmierati, co-housing, alloggi condivisi, alloggi supportati per varie tipologie di persone e nuclei nella logica dell’housing first e della abitare sociale
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Sostegno al reddito

Le persone senza dimora in Italia sono oltre 50 mila (Istat 2014). Uomini e donne, di età media 44 anni, persone multiproblematiche, a basso reddito o con lavori precari e insicuri, persone che non riescono a sostenere i costi dell’abitare. Milano, Roma e Palermo sono le città dove sono più numerose.

La pandemia e la conseguente recessione economica hanno certamente aggravato le condizioni di vita di persone e famiglie così indigenti facendo parlare le organizzazioni del settore di “un’emergenza nell’emergenza”.

Suggerimenti e possibili soluzioni

  • Promuovere misure economiche che contrastino lo scivolamento progressivo e irreversibile in una condizione di povertà estrema e agganciare le misure di sostegno al reddito ad un progetto di presa in carico sociale professionale di lungo periodo
  • Ripensare il sistema di tutela sociale per le persone più fragili, con bisogni complessi spesso correlati a problemi di salute, traumi, fratture familiari, detenzione, lunghi periodi di disoccupazione e difficoltà a trovare opportunità di recupero
  • Superare gli ostacoli che impediscono, a chi ne ha bisogno, di accedere alle forme di sostegno economico, modificando gli stringenti requisiti che oggi non permettono alle persone senza dimora di fruirne e garantendo, tra i prerequisiti, il riconoscimento del diritto alla residenza anagrafica come previsto dalla normativa vigente
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Povertà energetica

Negli ultimi anni l’incremento senza precedenti dei costi energetici ha determinato un aumento del costo della vita e un ampliamento della povertà energetica, che espone gli individui e la famiglie più povere al rischio di essere sfrattate o vivere in condizioni abitative inadeguate e insalubri.

Anche le organizzazioni impegnate nel fornire supporto alle fasce più fragili di popolazione stanno soffrendo gli impatti della crisi energetica, con il rischio di dover restringere o non poter più svolgere adeguatamente le attività sociali e assistenziali fornite alla collettività.

Suggerimenti e possibili soluzioni

  • Garantire a nuclei familiari e singoli in condizione di povertà e senza dimora l’accesso a risorse energetiche adeguate per assicurare condizioni di vita sane e dignitose
  • Supportare le persone in condizioni di povertà e marginalità nel pagamento delle utenze domestiche e promuovere l’educazione a consumi energetici consapevoli
  • Allineare l’obiettivo della rigenerazione e dell’efficientamento energetico con quello dell’inclusione sociale, ovvero investire in programmi energetici che tengano conto dell’impatto sociale generato. Questi programmi devono avere come target prioritario anche le persone in disagio abitativo ponendo garanzie che tutelino le persone povere e vulnerabili dall’aumento dei costi delle case associato all’azione di rinnovamento energetico
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Centralità dei servizi territoriali

Ogni mese oltre 17 mila persone senza dimora si rivolgono ai servizi offerti dalle organizzazioni di volontariato, cooperative e servizi sociali che fanno parte della rete fio.PSD. Oltre ai servizi standard – mense sociali, dormitori, servizio docce, sportello di orientamento – portano avanti progetti innovativi e specializzati per offrire risposte più adeguate alle necessità delle persone senza dimora come gli innovativi progetti Housing First, Unità di strada socio-sanitarie, tirocini lavorativi, strutture post acuzie, rimpatri assistiti.

Suggerimenti e possibili soluzioni

  • Investire nelle competenze del lavoro sociale e nella qualità dei servizi per evitare servizi ghettizzanti e assistenzialisti
  • Rafforzare competenze e tipologia di professioni presenti nei servizi territoriali, qualificando la struttura degli ambiti territoriali sociali e promuovendo percorsi di partecipazione attraverso la co-programmazione e la co-progettazione degli interventi di contrasto alle povertà, nella prospettiva del lavoro di comunità e dell’integrazione socio-sanitaria
  • Monitorare l’attuazione dei Centri Servizi finanziati dal PNRR per la presa in carico integrata e per la messa in atto di percorsi partecipati di accompagnamento, funzionali allo stato di salute, economico, familiare e lavorativo delle persone interessate con azioni integrate socio-sanitarie e di raccordo con equipe multidisciplinari, orientate ad una presa in carico della persona condivisa tra personale pubblico, sanitario del terzo settore

(Foto di Jon Tyson su Unsplash)

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