Aveva fatto molto scalpore alcuni mesi fa una circolare Inps che di fatto sembrava cancellare d’un colpo il diritto alla pensione d’invalidità per migliaia di persone. Ne abbiamo parlato anche noi, citando tra l’altro uno stralcio della sintesi che ne dava Franco Bomprezzi: «Da quest’anno infatti (salvo ricorsi, già in fase di stesura, da parte delle associazioni) se tra marito e moglie (di cui uno invalido civile al 100 per cento) si supera un reddito lordo (sic!) annuo di 16.127,30 euro, si perde la pensione di invalidità, pari alla splendida cifra mensile di 275,87». Eravamo all’inizio dell’anno, e la voce delle associazioni e della società civile si fece sentire con forza, tanto che si arrivò al ritiro della circolare. Il 16 gennaio scrivevamo su questo blog che «Su sollecitazione del ministro del Lavoro Elsa Fornero, Inps ha dunque sospeso l’attuazione della sua circolare 149/2012 che avrebbe provocato la revoca della pensione a decine di migliaia di invalidi totali». Oggi, pare si sia giunti a un’ulteriore marcia indietro, e quindi pubblichiamo il comunicato della Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap) in cui si spiega ciò che sta succedendo e si rivolge un appello alla politica affinché si occupi nuovamente (e in via definitiva) della questione.
Giungono alla Fish forti segnali di preoccupazione dopo il recente pronunciamento della Corte di Cassazione (sezione Lavoro, sentenza n. 7320 del 22 marzo 2013) sulla questione dei limiti reddituali da applicare ai fini della concessione della pensione agli invalidi civili. La Corte, dopo indicazioni di segno opposto, afferma che il reddito a cui fare riferimento non è solo quello individuale, ma deve essere sommato a quello del coniuge, se presente. Ribadisce, quindi, quanto già affermato nella sentenza del 2011 (sezione Lavoro, n. 4677 del 25 febbraio 2011). La sentenza non è legge e non incide immediatamente sulle prestazioni di milioni di invalidi civili, ma potrebbe condizionare il confronto in corso fra Inps e Ministero del lavoro proprio su questo tema. Ricordiamo che a fine 2012 Inps aveva emanato una circolare che già prevedeva il computo del reddito coniugale (e non più individuale) ai fini della concessione della pensione. In seguito alle proteste delle associazioni e dei sindacati e al conseguente intervento del Ministero del lavoro, la circolare era stata ritirata da Inps in attesa, appunto, di un’istruttoria fra il dicastero e l’istituto.
«Riteniamo che questo “pasticcio” debba essere sanato politicamente dalle Camere, che il Parlamento debba riappropriarsi della propria funzione legislativa, intervenendo sulla delicata materia e pronunciando quella che è l’interpretazione esatta di una normativa farraginosa». Questo il richiamo di Pietro Barbieri, presidente della Fish, che approfitta per ricordare che nella precedente legislatura era stata depositata una precisa proposta di legge (atti della camera, 4231) che però non è mai giunta alla discussione. «Ci appelliamo a tutti i parlamentari affinché quella proposta non solo venga ripresentata, ma che sia anche calendarizzata al più presto, discussa e approvata. Il rischio che, in forza di una decisione assunta nelle aule di tribunale, migliaia di persone rimangano prive di protezione (già minima), è elevatissimo».