Nei giorni scorsi ha fatto molto discutere la foto del nuovo consiglio di amministrazione dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), composto (come il precedente) di soli uomini.

Cominciamo col dire che tutto questo è pienamente in regola dal punto di vista normativo. “Non trattandosi di una società quotata o di una pubblica amministrazione – spiega Elisa Messina su La 27esima Ora –, ma di un ente di diritto pubblico, l’Aifa può permettersi di non rispondere alla regola delle cosiddette ‘quote di genere’ introdotta dalla Legge Golfo Mosca, che prevede che il genere meno rappresentato sia presente almeno nella misura di un terzo”.

Il problema però resta, visto che questo organo, che determina le politiche sui farmaci in Italia, anche in termini di prezzi, decide anche sulla salute delle donne che formano circa la metà della popolazione nazionale. Come fa notare Messina, forse con una composizione diversa del CdA dell’Aifa oggi la gratuità della pillola anticoncezionale sarebbe estesa a fasce più ampie della popolazione, oppure, aggiungiamo noi, presidi medici come gli assorbenti sarebbero detassati (già in passato l’IVA era stata ridotta al 5%, mentre oggi è tornata al 10%).

Nel mondo scientifico si parla sempre di più di medicina di genere e di quanto, ancora oggi, lo sviluppo di farmaci e terapie sia incentrato principalmente sul corpo maschile. Quali passi avanti potremo fare su questo se continuiamo a mostrare una tale insensibilità verso il tema a livello istituzionale?

L’ultimo rapporto di Manager Italia è piuttosto eloquente in merito al ruolo dirigenziale delle donne in Italia. Nonostante i toni trionfalistici (“dal 2008 sono cresciute del 92%”), e nonostante il fatto che effettivamente una tendenza positiva ci sia, a oggi le dirigenti sono il 21,4% del totale, poco più di una su cinque. Non è peraltro un aumento generalizzato. La presenza femminile è infatti molto evidente nel settore terziario: “nella Sanità e assistenza sociale le donne dirigenti (51,6%) superano i colleghi e sono il 33,5% nell’Istruzione, il 27,6% nelle Altre attività di servizi e il 26,3% nel Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese”. Questo è sicuramente positivo per questi settori, che però sono anche legati a professioni storicamente più “femminili”. Ciò vuol dire che, al netto di queste percentuali, le donne risultano ancora più marginalizzate in altri settori. Nelle costruzioni, per esempio, le dirigenti sono solo il 10,5%, mentre nell’industria rappresentano il 15,9%.

“Secondo il Global Gender Gap Report – si legge su Lavoce.info –, l’uguaglianza di genere è un obiettivo ancora lontano, specialmente per l’Italia, che raggiungerà le pari opportunità di genere tra 131 anni e l’equilibrio tra uomini e donne in campo economico tra 169 anni”.

(Immagine da freepik generata da un’intelligenza artificiale)

Ricordati di farlo

Lo sai che puoi destinare il 5 per mille dell’IRPEF all’Avis di Legnano? Basta inserire il nostro codice fiscale al momento della dichiarazione. Useremo i proventi per fare ancora meglio ciò che facciamo da sempre.

È spiegato tutto qui