Il farmaco antiparassitario ivermectina è diventato piuttosto popolare negli ultimi mesi come cura “alternativa” contro il COVID-19, nonostante la mancanza di prove certe sulla sua efficacia. Grazie a uno studio su larga scala, è stato confermato che la sua somministrazione non ha alcuna efficacia nell’alleviare la malattia.

I risultati, spiega Carl Zimmer sul New York Times, sono stati raccolti nel corso di una sperimentazione che ha coinvolto oltre 1.300 persone infettate dal coronavirus in Brasile. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi, di cui uno ha ricevuto l’ivermectina, mentre l’altro un placebo. Come spesso capita in studi di questo tipo, per evitare di influenzare i risultati è stata usata la tecnica del doppio cieco, in cui né il medico né il paziente sanno quale sostanza stanno somministrando o ricevendo. Nonostante questo, nessun effetto è stato notato nei livelli di ospedalizzazione dei pazienti.

I ricercatori hanno condiviso una sintesi di questi risultati già ad agosto 2021, ma il dataset completo è stato pubblicato solo di recente sul New England Journal of Medicine.

La speranza degli scienziati è che tali risultati possano distogliere i medici che ancora lo fanno dal prescrivere l’ivermectina, a favore di altre terapie.

Per decenni, spiega Zimmer, l’ivermectina è stata utilizzata per trattare le infezioni parassitarie. All’inizio della pandemia, quando i ricercatori stavano testando migliaia di farmaci già disponibili contro il COVID-19, esperimenti di laboratorio sulle cellule hanno suggerito che l’ivermectina potesse bloccare il coronavirus.

Già allora gli scettici fecero notare che gli esperimenti funzionavano grazie ad alte concentrazioni del farmaco, ben oltre i livelli di sicurezza per le persone. Tuttavia, alcuni medici iniziarono a prescrivere l’ivermectina, nonostante la mancata approvazione da parte delle autorità.

Prima dello studio in oggetto, altri piccoli studi clinici sull’ivermectina erano stati fatti in varie parti del mondo. A dicembre 2020 Andrew Hill, un virologo dell’Università di Liverpool in Inghilterra, ha esaminato i risultati di 23 di queste ricerche, concludendo che l’ivermectina sembrava abbassare significativamente il rischio di morte da COVID-19.

La popolarità dell’ivermectina è poi continuata ad aumentare nel secondo anno della pandemia. Ma non molto tempo dopo che il dottor Hill pubblicasse il suo articolo la scorsa estate, è emerso che molti degli studi inclusi nel suo articolo contenevano errori, inesattezze e, almeno in un caso, manomissioni. Hill ha così ritirato il suo articolo e ne ha iniziato uno nuovo, che ha pubblicato a gennaio 2022.

Nella seconda revisione, Hill e i suoi colleghi si sono concentrati sugli studi che avevano meno probabilità di risultare problematici. A seguito di quella seconda indagine, il beneficio dell’ivermectina è svanito.

Si trattava però sempre di studi di piccole dimensioni, più vulnerabili agli errori statistici e a rischio di indicare effetti positivi dove in realtà non ci sono. Studi più grandi e rigorosi sull’ivermectina erano in corso già all’epoca.

Nello studio effettuato in Brasile, a partire da giugno 2020 i ricercatori hanno iniziato a testare i pazienti Covid con una serie di farmaci ampiamente utilizzati, tra cui l’ivermectina. Tra marzo e agosto 2021, i ricercatori hanno somministrato il farmaco a 679 pazienti nel corso di tre giorni.

I risultati sono stati chiari: l’ivermectina non ha ridotto in alcun modo il rischio dei pazienti Covid di finire in ospedale.

Hill è stato molto colpito dai risultati, racconta Zimmer. Ha dunque eseguito nuovamente la sua analisi degli studi sull’ivermectina, questa volta includendo i nuovi dati dello studio brasiliano. In tutto, la sua analisi ha incluso le informazioni di oltre 5.000 persone. E, ancora una volta, l’ivermectina non ha dimostrato di produrre alcun beneficio.

Attualmente sono in corso ulteriori studi sull’ivermectina, anche con migliaia di volontari coinvolti. Gli scienziati però non si aspettano grandi novità da questi esperimenti.

(Foto di Myriam Zilles su Unsplash)

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