Dopo la scuola, di cui abbiamo parlato ieri, affrontiamo un altro tema urgente quanto ignorato dalla campagna elettorale in corso: il sistema carcerario.

Partiamo da un aspetto laterale ma non per questo meno importante. Poco tempo fa ci siamo occupati su ZeroNegativo della proposta di legge per “togliere i bambini dalle carceri”, ossia per evitare che i bambini da zero a tre anni (e i rispettivi genitori) finiscano in carcere a causa di reati compiuti dal padre o dalla madre. Attualmente sono 27 i bambini in questa condizione, come spiega Luigi Manconi in un articolo su Repubblica. La legge era già passata con un’ampia maggioranza alla Camera e si attendeva la seconda votazione al Senato il prossimo ottobre. Con lo scioglimento anticipato delle Camere e le elezioni fissate per il 25 settembre, è tutto da rifare.

«Quella piccola riforma, intelligente e razionale, li avrebbe “liberati”, trovando soluzioni alternative alla detenzione – scrive Manconi –. Nel corso degli ultimi due decenni il numero di quei bambini prigionieri è stato sempre superiore alle dieci unità, talvolta anche molto di più (fino a oltre 50). Una cifra in apparenza modesta, ma una grande infamia, forse la più oltraggiosa per la nostra civiltà giuridica tra quante se ne consumano quotidianamente nei luoghi di privazione della libertà personale. Ora la piccola riforma è stata cancellata dallo scioglimento anticipato delle Camere: e appare altamente probabile che il prossimo Parlamento non troverà ragione e tempo da dedicare al problema».

Il pessimismo di Manconi trova purtroppo conferma se si guardano i programmi elettorali dei principali partiti in corsa per le prossime elezioni. C’è chi non menziona nemmeno il problema (M5S), chi si limita a sottolineare l’esistente e a fare vaghe promesse (PD), chi menziona un “piano carceri” senza specificare altro (Centrodestra). L’unico programma che dedica qualche riga in più al tema è quello di Azione-Italia Viva, che dopo un paio di brevi cenni a misure alternative ed edilizia carceraria cita esplicitamente tra gli obiettivi “approvazione di una nuova legge sulle detenute madri: mai più bambini in carcere”. Sappiamo bene che i programmi elettorali sono spesso un elenco di buone intenzioni (talvolta neppure tanto buone) destinate a dissolversi il giorno dopo le elezioni, ma giova sapere che almeno una delle forze in campo, per quanto marginale secondo i sondaggi, si prenda un impegno esplicito sul tema. Vedremo come andrà.

Abbiamo già sottolineato di recente come nei mesi estivi si aggravino le già difficili condizioni di vita nelle carceri tra il caldo, la mancanza di spazi, di servizi, di attività lavorative e di formazione. A questo si aggiunge la minore possibilità di avere contatti con l’esterno nel periodo estivo a causa di un Regolamento molto rigido sul tema delle telefonate, che rischia di amplificare il senso di isolamento del detenuto. In estate aumentano i suicidi in carcere, che quest’anno sono stati già 53 (erano stati 57 in tutto il 2021), e l’isolamento di certo non aiuta a gestire situazioni psicologiche di profonda disperazione.

«Non c’è motivo perché si impedisca al detenuto di avere contatti personali telefonici quotidiani con i propri cari – ha scritto Patrizio Gonnella, presidente di Antigone –. Il nostro Regolamento penitenziario, che ricordo non è una legge, ma un atto amministrativo del governo avente fonte normativa secondaria, concede una telefonata a settimana per soli dieci minuti tendenzialmente solo ai familiari e non agli amici, e questo ha dell’incredibile. In qualche caso negli istituti sono autorizzate telefonate straordinarie da direttori disponibili. Bisogna intervenire su questa norma, adesso, subito. Una telefonata a una persona vicina, amata, può salvare la vita».

(Foto di Sigmund su Unsplash)

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