Le contraddizioni nelle politiche governative sul terzo settore non sono difficili da scovare. Anzi, stanno proprio lì, a far mostra di sé, senza pudore. Ci sarebbe da ridere, se non fosse che al divertimento subentra la rabbia, nel vedere quali vicissitudini sta vivendo la normativa sulle tariffe postali agevolate per le associazioni no profit. Di agevole, in questa faccenda, non c’è proprio nulla. Come ricorderete – ne abbiamo parlato poco tempo fa su A tu per tu – il primo aprile dello scorso anno è stata modificata la normativa che regola i prezzi per l’invio via posta di materiale cartaceo rivolti alle associazioni senza scopo di lucro. Ne abbiamo fatto le spese anche noi di Avis Legnano, che abbiamo visto aumentare a dismisura questa voce nel bilancio associativo, e siamo stati costretti, come tutto il terzo settore, a interrogarci sull’opportunità di proseguire le pubblicazioni del nostro giornale, che ha ormai un quarto di secolo di vita.
Con un decreto, emanato il 21 febbraio 2011 dal Ministero dello sviluppo economico assieme al cosiddetto Milleproroghe, sono state reintrodotte tariffe agevolate per il 2010, meno vantaggiose rispetto a quelle del 2009, e coperte da un fondo di 30 milioni di euro (prima erano 50). Al momento, pare che l’effetto del decreto abbia come termine il 31 marzo, e si attende da un giorno all’altro un ulteriore provvedimento per prorogarne la sopravvivenza a tutto il 2011. Di fatto, però, il fondo risulta tuttora inaccessibile, e c’è il rischio che, se lo stallo permane, il governo decida di utilizzare diversamente quelle risorse. Nel frattempo, il terzo settore ha dovuto far fronte a costi di invio cinque volte superiori rispetto al regime precedente, mentre gli editori di quotidiani, che svolgono quindi un’attività commerciale, hanno chiuso un accordo con Poste italiane per spedire i propri prodotti a costi molto vantaggiosi – e minori rispetto a quelli del terzo settore.
Da qui l’iniziativa dell’Assif (Associazione italiana fundraisers, fundraising per il sociale), sfociata in una lettera aperta al ministro dell’Economia Giulio Tremonti, sottoscritta da oltre cento associazioni. Tra quelle righe si esprime «viva preoccupazione per le incognite che continuano a gravare sulla normativa relativa alle tariffe postali per il settore, e per la conseguente impossibilità di programmare le proprie attività nell’immediato. Alcune sedi locali di Poste Italiane SpA contestano l’applicabilità del DM 23 dicembre 2010». Questa l’interpretazione del decreto pubblicata il 7 marzo sul Sole 24 Ore da Carlo Mazzini: «Con l’ultimo milleproroghe […] l’eccezione al blocco delle tariffe postali […] è stato prorogato al 31 marzo 2011. Un termine peraltro ulteriormente differibile al 31 dicembre 2011 in caso di eventuale promulgazione dell’apposito Dpcm». Poste italiane non si ritiene sufficientemente garantita nella copertura del mancato incasso, e quindi ha deciso di non applicare le tariffe. Un’azienda pubblica che non si fida dello Stato, non male.
Spiace notare che su alcuni siti della nostra associazione, compreso quello nazionale, da febbraio siano presenti notizie in cui si “informa” che «Tornano le tariffe postali agevolate per il non profit». Purtroppo, la questione è ben più tortuosa.