Le sentenze dei tribunali italiani, nei vari gradi di giudizio, mettono sempre più in evidenza l’incapacità del nostro Parlamento (e del governo di cui spesso si trova a dover convertire i decreti) di produrre leggi corrette e rispettose della Costituzione e dei principi in essa contenuti. In particolare, due casi molto ravvicinati permettono di fare qualche considerazione in merito alla capacità del legislatore di stare al passo con l’attualità e la sensibilità dell’opinione pubblica: quello della legge 40 del 2004 sulla procreazione assistita e quello del primo matrimonio gay ufficialmente riconosciuto in Italia. Nel primo caso, la Corte costituzionale è intervenuta per sancire l’incostituzionalità del divieto di utilizzare ovuli provenienti da un soggetto esterno alla coppia (fecondazione eterologa). Dal 2004 e fino a prima di questa sentenza, le coppie italiane che volevano avere figli pur non essendo in situazione di infertilità assoluta, dovevano uscire dall’Italia e rivolgersi a strutture che in grado di impiantare ovociti e spermatozoi forniti da donatori. Si calcola che le coppie che sono dovute ricorrere all’espatrio per aggirare la legge siano state circa 2mila solo nel 2011. La novità quindi avrà una ricaduta su un bacino piuttosto ampio di coppie, che vorrebbero mettere su famiglia ma non sono riuscite a superare l’ostacolo della legge.
La norma in questione è stata “mutilata” più volte nel corso degli anni, a conferma del fatto che è la sua concezione di base a essere molto lontana dalla realtà. Nel 2012, la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva bocciato anche la parte in cui si vieta alle coppie fertili ma portatrici di patologie genetiche di accedere alla fecondazione assistita e all’analisi pre-impianto (per verificare che gli ovuli provenienti dalla coppia fossero sani). Nel 2009 cadeva il limite di fecondare al massimo tre embrioni e l’obbligo di impiantarli tutti: «Si possono fecondare più di tre ovociti per volta, anche tutti quelli prodotti dalla donna se il medico lo considera utile per migliorare le possibilità di successo» raccontava a Wired Andrea Borini, presidente dell’Osservatorio turismo procreativo: «È il medico, insieme alla donna, a decidere quanti embrioni trasferire in utero». Infine, nel 2008 la legge perdeva un altro pezzo, che impediva l’analisi pre-impianto anche per le coppie infertili, che quindi avevano diritto all’impianto.
Il secondo fatto a cui ci riferivamo in apertura, sul primo matrimonio gay riconosciuto in Italia, arriva dal tribunale di Grosseto, che ha accolto la richiesta di due uomini che si sono sposati con rito civile nel 2012 a New York. «Fra l’altro – scrive il Sole 24 Ore –, il giudice di Grosseto cita la Corte europea dei diritti dell’uomo che “non ritiene più che il diritto al matrimonio” debba essere “limitato in tutti i casi al matrimonio tra persone di sesso opposto” e che ha affermato come il diritto al matrimonio abbia “acquisito un nuovo e più ampio contenuto, inclusivo anche del matrimonio contratto tra due persone dello stesso sesso”». Ecco, ora che non sarà più necessaria la fuga all’estero per ricorrere alla fecondazione eterologa, speriamo non si inneschi lo stesso viavai per i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Forse è ora che il Parlamento si muova per regolamentare la materia. O almeno che ci provi, poi ci penserà la Corte costituzionale a fare le opportune correzioni.