Il problema degli incendi non è nuovo in Italia, come non lo è in gran parte dell’area dell’Europa del Sud. Negli ultimi anni però, l’emergenza è stata accentuata dalle conseguenze del cambiamento climatico, che ha reso i nostri territori più vulnerabili e gli incendi più devastanti.

Si sa da tempo che le cause degli incendi sono spesso dolose, legate a problemi specifici dei diversi territori, dalla gestione dei boschi alla criminalità.

Il tema è molto serio, come ha sperimentato chiunque si sia trovato nelle scorse settimane in diverse aree della Sicilia, della Calabria, della Sardegna, o nelle isole greche. Diverse città dell’Europa settentrionale e orientale sono state raggiunte dal fumo che si è sprigionato negli enormi incendi che hanno colpito il Canada a luglio, dopo aver attraversato tutto l’oceano Atlantico.

Proprio quando bisognerebbe tenere alto, oltre che il livello di attenzione, anche quello dell’informazione, si fa notare un commento come quello del presidente della regione Sicilia, Renato Schifani: «Diciamo le cose come stanno: purtroppo questi atti sono prevalentemente dolosi, fatti da gente pazza che vive in questi momenti delle esaltazioni patologiche». Il fatto è piuttosto grave in sé, visto che la dichiarazione viene da un rappresentante delle istituzioni. Altrettanto grave è che diverse fonti giornalistiche (come quella da cui abbiamo preso il virgolettato) abbiano riportato le parole di Schifani senza curarsi di ribattere, approfondire, smentire.

Ci pensa un approfondimento pubblicato da Openpolis, che mette assieme informazioni e dati da diverse fonti, a costruire un quadro completo di questo aspetto.

«La causa [degli incendi] è spesso di natura volontaria e mirata – chiarisce l’articolo –. Gli incendi per ampliare le aree coltivabili, per favorire la speculazione edilizia, i roghi presso le discariche – come quello avvenuto pochi giorni fa nel comune di Ciampino, alle porte di Roma – sono tutti esempi di reato compiuto al fine di trarre un profitto. L’Italia, paese mediterraneo e quindi naturalmente esposto a temperature elevate e siccità e conseguentemente anche agli incendi, aggravati poi ulteriormente dai cambiamenti climatici, è anche un paese che, soprattutto in alcune regioni, riporta una forte presenza di criminalità organizzata, spesso infiltrata nel settore edilizio e della gestione dei rifiuti. Un fattore che esacerba il problema degli incendi e rende ancora più difficile la lotta ai cambiamenti climatici».

Gli incendi sono peraltro considerati “reati spia”, che possono indicare la presenza in un dato territorio di organizzazioni criminali di stampo mafioso. «Specificamente suggeriscono una forma di controllo sul territorio, più che il semplice svolgimento di attività illecite – spiega Openpolis –. Con “danneggiamento seguito da incendio” si intende l’atto di appiccare fuoco alla cosa propria altrui con il solo scopo di danneggiarla, generando un incendio o un rischio di causarne uno. I reati spia non sono necessariamente riconducibili alle mafie, ma sicuramente sono spesso correlati alle loro attività e dunque utili per la ricostruzione del fenomeno degli incendi e dei singoli eventi».

Gli ultimi dati disponibili per questo tipo di reati risalgono al 2021, e sono proprio Calabria e Sicilia a fare registrare il maggior numero di denunce in rapporto alla popolazione: oltre 5 ogni 100 mila abitanti in entrambi i casi. Segue la Sardegna, con 4,65 denunce ogni 100 mila abitanti.

Pazzia ed esaltazione c’entrano ben poco dunque, mentre al contrario sono il calcolo e il tornaconto a motivare tali azioni, a dispetto dei danni economici, sociali e ambientali che provocano.

(Foto di Matt Palmer su Unsplash)

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