Una brutta notizia per la città di Milano e per il suo panorama culturale è arrivata giovedì 17 ottobre, in occasione della celebrazione del decimo anno di vita della fondazione Forma per la fotografia, all’interno dello spazio Forma. Durante la conferenza stampa che ha presentato la mostra in programma -che raccoglie il meglio delle oltre 80 esposizioni realizzate nel corso di otto anni passati nella sede di piazza Tito Lucrezio Caro- il presidente della fondazione Roberto Koch ha annunciato la chiusura dello spazio per mancanza di fondi. Nessuna voglia di piangersi addosso da parte del fotografo, che ha commentato invece la decisione come un’occasione di cambiamento e ampliamento dell’impegno di produzione culturale da parte del sodalizio milanese. Di fatto, però, Milano perde uno spazio importante che negli anni si era costruito una reputazione all’interno della città. Di seguito uno stralcio del suo intervento, così come riportato da Renata Ferri per il Post.

[…] In queste sale, ristrutturate perfettamente, abbiamo visto più di 80 mostre, da Richard Avedon a Henri Cartier-Bresson, da Mario Giacomelli a Josef Koudelka, da Peter Lindbergh a Willy Ronis e Paolo Pellegrin solo per citarne alcuni. Molti maestri e pochi emergenti. La breve storia della fotografia d’autore è passata da qui. I nuovi linguaggi invece non avevano ancora trovato posto ma forse, se la cecità istituzionale non avesse abbandonato a se stessa quest’avventura, avremmo avuto nuove e interessanti visioni. O forse la fotografia emergente sarebbe andata altrove se ci fosse stato un luogo da occupare che, vista l’assenza di sostegno, è davvero difficile immaginare la nascita di nuove iniziative.

Forma si proponeva di essere un punto di riferimento per la fotografia d’autore. Non solo con le mostre ma anche con convegni -importanti e ricchi quelli sullo stato della fotografia- workshop e lezioni. Non è bastato il mezzo milione di ingressi a Forma in questi otto anni di attività pubblica, non sono valse neppure le relazioni internazionali che ne hanno fatto un punto di riferimento europeo, tantomeno le richieste di attenzione fatte ai vari assessori che si sono succeduti.

Di cosa avrebbe avuto bisogno Forma per vivere? Di essere ospitata dall’Atm, proprietaria dei locali e di essere riconosciuta da Comune, Provincia e Regione, come una risorsa e come tale far parte dei circuiti e della comunicazione che si deve riservare a un’istituzione culturale.

Forma chiude la bella sede di Piazza Tito Lucrezio Caro nell’indifferenza generale: quella che Milano dedica alla fotografia e che il Paese dedica alla cultura. Forma non muore perché è l’energia e la passione delle persone, dunque Roberto Koch e Alessandra Mauro -che con Denis Curti in questi anni hanno costituito la direzione artistica e organizzativa- continueranno a pensare e produrre occasioni di fotografia, supportati da uno staff che è cresciuto grazie e con loro. Come promette Roberto Koch, molte nuove iniziative avranno il marchio Forma -da gennaio 2014 ospitata negli spazi di Open Care in Via Piranesi 10 a Milano- e saranno su tutto il territorio nazionale, di volta in volta in spazi diversi, istituzionali e non.

Rimane il dubbio, sollevato da una domanda verso la fine della conferenza: e se tutta questa indifferenza fosse funzionale a un progetto di vendita dello stabile a un re della moda? Nulla contro la moda o contro i re, per carità. A noi, amanti delle fotografie, sarebbe bastato avere una casa, un museo pubblico o misto pubblico privato. A noi, curiosi e affamati di sapere, basterebbe sentirci tutelati da chi abbiamo eletto, quando eravamo certi che sarebbe stato ben più attento alla cultura, dopo l’era delle tre I.