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Ha fatto molto parlare di sé la legge francese che impone alle grandi catene di distribuzione di non gettare il cibo in eccesso, ma di destinarlo ad associazioni benefiche e altri usi che evitino lo spreco di migliaia di tonnellate di alimenti all’anno. Su alcune testate è stato sottolineato soprattutto l’aspetto sanzionatorio della norma, mentre altre hanno fatto notare che il testo non si preoccupa solo di mettere mano al codice penale, bensì anche di investire in programmi educativi in modo da creare una cultura di informazione e consapevolezza sull’importanza di non sprecare il cibo. Essendo l’Italia il Paese che ospita l’Expo 2015, non possiamo restare insensibili di fronte a questa iniziativa politica, dato che la manifestazione che si svolge a Milano è tutta incentrata su questo tema. Tra l’altro, ricollegandoci al tema di cui parlavamo ieri, ossia la disuguaglianza economica, risulta ancora più chiaro come sia moralmente inaccettabile il fatto di smaltire tra i rifiuti grandi quantità di cibo ancora edibile.

Il 6 giugno all’Expo ci sarà la prima degustazione composta di cibo recuperato nel corso della manifestazione stessa. Si tratta di un evento che, oltre ad avere una sua attrattiva di per sé, nasce dalla volontà di sensibilizzare i visitatori al tema, e al contempo sarà l’occasione in cui l’osservatorio Waste Watcher presenterà i nuovi dati sullo spreco di cibo in Italia. Se pure la legge francese risulta interessante perché obbliga i supermercati dalla superficie superiore ai 400 metri quadrati a non buttare il cibo, è anche vero che la grande distribuzione italiana è ormai sensibile al problema e molto del cibo non venduto viene in qualche modo impiegato al fine di destinarlo a situazioni di indigenza o comunque impiegato come concime.

Come forse ricorderete, Avis Legnano aderisce all’iniziativa “Aggiungi un piatto a tavola”, condotta assieme alla Banca di credito cooperativo di Busto Garolfo e Buguggiate (Varese), assieme al Banco Alimentare. Essa prevede che ogni operazione bancaria effettuata dai soci Avis in una filiale della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate generi un contributo al Banco alimentare della Lombardia, che si converte in piatti per le mense dei poveri che l’ente aiuta sul territorio lombardo. Nello specifico, la conversione dell’operazione bancaria in piatti avviene sulla base di una tabella che non riguarda il valore del cibo, ma considera esclusivamente i costi che i volontari del progetto Siticibo sostengono per garantire il ritiro dei piatti nelle strutture di ristorazione scolastiche o aziendali e la consegna alla mensa dei poveri. Bcc e Avis hanno avviato il progetto stanziando un primo contributo di 7mila piatti.

La situazione della grande distribuzione è quindi migliorabile ma non disperata. Dipende sempre dalla fonte d’informazione. Secondo Altroconsumo le cose potrebbero andare meglio: «La grande distribuzione in Italia è responsabile del 13 per cento di tutte le perdite e gli sprechi di cibo che si verificano in ogni fase della catena alimentare, dal campo alla nostra tavola, passando dall’industria alimentare. Solo l’8 per cento delle tonnellate di eccedenza alimentari prodotte dalle catene di supermercati viene donato, il resto perlopiù finisce nella spazzatura».

Comunque la si voglia vedere, in molti sono concordi nel dire che il grosso degli sprechi avviene nelle case dei cittadini (il 25 per cento in più rispetto alla distribuzione). È quindi importante investire su progetti educativi, in modo da favorire la crescita di un contesto culturale che permetta di andare oltre le logiche dell’istituzione di una pena come deterrente. «Per questo è importante l’educazione dall’asilo all’università, non le multe alla francese, demagogiche – spiega Andrea Segré, professore di agronomia ora presidente del comitato tecnico scientifico per il grande piano nazionale contro lo spreco voluto dal ministero dell’Ambiente –, solo così si cambiano veramente i comportamenti e si evitano sprechi. I corsi sono stati annunciati da un anno ma ancora non si vedono e invece sono necessari. Con urgenza. Bisogna imparare il valore del cibo, come non perdere una risorsa. E non deve diventare una giustificazione il sapere che ci sono organizzazioni come la nostra o il Banco alimentare che in maniera diversa indirizzano le eccedenze a chi ha bisogno». Speriamo che lo slogan di Expo 2015 (“Nutrire il pianeta, energia per la vita”) sia una spinta positiva alla discussione delle diverse proposte di legge che sono state presentate al Parlamento.