pirellone
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Il termine lottizzazione rievoca un periodo ben preciso della storia recente italiana, quello dell’inchiesta Mani Pulite, iniziata nel 1992. Torna invece d’attualità per descrivere il quadro che sembra emergere da alcune indagini sull’organizzazione della sanità lombarda. Nell’ambito dell’inchiesta sull’Expo, nel corso di una perquisizione è emerso un documento che elenca i nomi di 45 dirigenti di Asl e ospedali pubblici, affiancati da una sigla che indica il partito di “affiliazione” e il grado di fedeltà verso le direttive della politica. Il rinvenimento del documento è stato annunciato dall’Espresso in un articolo uscito in edicola il 19 marzo, a firma di Paolo Biondani: «La sigla “L” – scrive il giornalista –, che si ripete per 20 volte, mentre altri 24 nomi sono targati “Pdl”. Solo in una provincia periferica appare la scritta “Pd”, riferita a un direttore generale che la stessa Regione Lombardia ha però sostituito d’autorità già nella primavera 2013, “commissariando” la sua Asl». Questa l’indicazione del partito, mentre poi si passa a “dare i voti”: «La stessa lista dei presunti sponsor politici attribuisce ai manager degli ospedali lombardi una griglia di valutazioni molto singolari: si va da “fedelissimo” a “cane sciolto”, passando per “bravo”, “medio”, “non bravo”, “pessimo”. Questi giudizi sono spesso accompagnati da note sulla maggiore o minore “disponibilità” verso il partito».

Nell’articolo (che si trova anche su internet in varie rassegne stampe, tra cui questa) sono contenuti nomi e cognomi di personaggi più o meno noti della vita istituzionale lombarda e nazionale, lasciamo a voi il compito di andare a leggere chi è “fedelissimo” di chi. Ciò che ci preme manifestare è la nostra contrarietà a questo tipo di visione della politica e della sanità, dove il dirigente di alta responsabilità viene scelto (o se non altro classificato) non per le sue qualità e capacità, ma per il suo posizionamento come ponte tra gli interessi della politica, le istituzioni e i comuni cittadini. Inoltre, la lottizzazione è una forma mascherata di corruzione. Non c’è scambio diretto di denaro, ma il potere e la sua gestione sono valutabili anche a livello monetario, e quindi questi rapporti, di soldi, ne muovono eccome. «I magistrati di Mani Pulite – continua Biondani –, vent’anni fa, consideravano la lottizzazione delle nomine come l’anticamera della corruzione. La Costituzione infatti stabilisce che alle cariche pubbliche dovrebbero accedere solo tecnici indipendenti, selezionati con pubblici concorsi rigorosi e imparziali. Se invece un raccomandato deve il posto a un partito, diventa più difficile resistere alla tentazione di ricambiare i favori al protettore politico e alle imprese che gli finanziano la campagna elettorale. Proprio per questo, ai tempi di Tangentopoli, era reato la lottizzazione in sé. Una contro-riforma del 1997 ha però dimezzato l’accusa di abuso d’ufficio, legalizzando così i raccomandati dei partiti. Ora la lottizzazione, anche quando è provata, può diventare solo un indizio di un sistema corruttivo».

Questo sistema, su cui ci sarà molto da indagare prima di poter individuare eventuali reati, ha certamente un’influenza anche sulla gestione degli appalti nei vari ospedali, che chissà come mai non vedono una grande alternanza tra i nomi delle aziende vincitrici. È una questione su cui ci siamo già interrogati a più riprese (qui e qui) e su cui (a maggior ragione ora che sono uscite queste carte) torneremo.