Se in Italia bambine e ragazze ottengono punteggi più bassi nei test di matematica è colpa degli stereotipi. Uno studio mostra come metodologie didattiche innovative possono ridurre il gap di apprendimento. Un articolo uscito su inGenere.
Le principali rilevazioni nazionali e internazionali sugli apprendimenti indicano con chiarezza che in Italia esiste un divario in matematica particolarmente ampio a favore dei ragazzi rispetto alle ragazze, trasversale a tutti gli ordini scolastici. Rispetto agli altri paesi, l’Italia presenta infatti uno dei più alti divari di genere in matematica, sia a 9, sia a 14 e 15 anni (figura 1). Differenze significative si rilevano già a sette anni, ma aumentano con l’età.
Il divario è particolarmente accentuato per coloro che hanno livelli di apprendimento medio-alti ed è responsabile almeno in parte delle differenze di genere nelle scelte scolastiche e universitarie: infatti, le ragazze optano in misura molto minore per le discipline tecnico-scientifiche rispetto ai ragazzi. Ciò contribuisce alla bassa percentuale di donne in alcuni settori del mercato del lavoro e al gap salariale.
La ricerca scientifica si è interrogata sui canali attraverso i quali lo squilibrio si genera e si sedimenta. Tra le cause più importanti ci sono gli stereotipi che, involontariamente, genitori, insegnanti e più in generale la società trasmettono alle bambine. Studi pedagogici sottolineano l’importanza delle pratiche didattiche, evidenziando che quando l’insegnamento si focalizza sulla risoluzione di problemi, coinvolgendo gli studenti in discussioni e dando loro un modello di intelligenza malleabile, il divario di genere può ridursi. Tuttavia, poca o nulla è stata la ricerca volta a identificare un nesso causale tra diverse pratiche didattiche e il divario di genere in matematica.
Un recente progetto di ricerca prova a colmare questa mancanza, studiando se l’utilizzo di metodologie didattiche innovative possa contribuire a ridurre il divario di genere in matematica. Le attività sono basate sull’apprendimento attivo e cooperativo, e più nello specifico sull’approccio del “laboratorio di matematica”, una metodologia didattica sviluppata dall’Unione matematica italiana agli inizi del 2000.
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(Foto di Annie Spratt su Unsplash)
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