Negli ultimi anni la tecnica di meditazione nota come mindfulness è diventata di gran moda. Esistono ormai decine di app e siti web che permettono di imparare, e la ricerca ha dimostrato che può essere un rimedio per molti problemi personali, tra cui depressione, l’ansia, la memoria e il mal di schiena.
«Ma se la mindfulness è così importante, perché non la pratichiamo tutti ogni giorno?», si è chiesto Arthur Brooks in un articolo sull’Atlantic. «Credo che la risposta sia che la mindfulness non è molto naturale, anzi, è piuttosto difficile – spiega Brooks –. Molti psicologi ritengono che, come specie, gli esseri umani non siano evoluti per godere del “qui e ora”. Piuttosto, siamo stati creati per vagare con la mente, per lo più verso il futuro, per prefigurare nuovi scenari e sperimentare nuove idee».
Ma, continua Brooks, evitare la mindfulness può anche essere un modo efficace per distrarsi dal dolore. Nel 2009 quattro ricercatori hanno dimostrato che la mente umana è molto più propensa a divagare quando si è di cattivo umore rispetto a quando si è di buonumore. Alcune fonti di infelicità che portano alla distrazione e al vagare della mente sono la paura, l’ansia, la nevrosi e la noia. Anche avere una percezione negativa di sé può portare a distrarsi dal presente.
Le neuroscienze forniscono indizi sul perché della nostra fuga verso il futuro o il passato. Numerose ricerche dimostrano che vagare con la mente diminuisce l’attività nelle regioni cerebrali che si occupano dell’elaborazione del dolore fisico. I ricercatori sanno da tempo che il dolore sociale viene elaborato da molte delle regioni che si occupano del dolore fisico. È probabile, quindi, che evitare la mindfulness sia una strategia di autodifesa per chi soffre a livello mentale.
«Se avete difficoltà con la mindfulness – ipotizza Brooks –, la colpa potrebbe essere di due problemi di fondo: o non sapete come stare dentro la vostra testa, oppure lo sapete e avete concluso che starci dentro non è divertente. Se è la prima ipotesi a bloccarvi, allora il consiglio è di approfondire la vasta e crescente tecnologia e letteratura sulla mindfulness. Ma se il vostro problema è il secondo, dovete affrontare di petto la causa». Evitare il confronto con se stessi non funzionerà a lungo termine: molte ricerche dimostrano che vagare con la mente per evitare le emozioni peggiora le cose, invece che migliorarle.
Si può scegliere di affrontare la fonte della propria infelicità attuale con l’aiuto di un professionista, così come si può chiedere aiuto a un consulente per un problema coniugale. Ma già riconoscere le emozioni spiacevoli che si provano – la paura, la vergogna, il senso di colpa, la tristezza o la rabbia – può essere l’inizio della soluzione, nella misura in cui porta a confrontarsi con la resistenza verso questi sentimenti. Potrebbe anche essere meno spiacevole di quanto si pensi.
Va detto che praticare la mindfulness non consiste nel concentrarsi su di sé. Essere qui ora non significa essere ossessionati da se stessi e dai propri problemi, trascurando gli altri. La mindfulness dovrebbe invece lavorare sulla percezione di un senso del sé come parte del mondo e sull’osservazione senza giudizio delle proprie emozioni. «Mentre lavorate per concentrarvi sul presente – spiega Brooks –, dovete ricordarvi di due cose: siete solo uno degli oltre 7 miliardi di esseri umani e le vostre emozioni andranno e verranno, fa parte della vita».
Anche se si approfondisce la mindfulness ci saranno ancora momenti in cui si sarà distratti, precisa Brooks. E, a volte, si potrebbe anche volerlo fare di proposito. Non c’è nulla di male nello scegliere di leggere una rivista mentre si è in attesa dal dentista per non pensare all’imminente intervento. Il punto è che si tratta di una scelta occasionale, il che significa che si stanno gestendo le proprie emozioni, anziché lasciare che siano loro a gestire noi. In questo caso, la distrazione è uno strumento del proprio repertorio emotivo da usare con parsimonia, mentre la consapevolezza dovrebbe essere sempre la condizione di base.
«La consapevolezza fa male perché, beh, la vita fa male – conclude Brooks –. […] Potreste non volerlo, ma dovreste comunque tornare “a casa” nella vostra mente e affrontare il vostro dolore».
Noi ci siamo
Quando è nata Avis Legnano i film erano muti, l’Italia era una monarchia e avere una radio voleva dire essere all’avanguardia. Da allora il mondo è cambiato, ma noi ci siamo sempre.