Armando Massarenti pubblica nell’inserto culturale della Domenica del Sole 24 Ore di ieri la recensione di un piccolo compendio di perle di saggezza, osservazioni di grande acume, oltre a esempi di smaccata sfacciataggine, sullo scontro tra politica e morale dall’antichità a oggi. La proponiamo qui e osserviamo che come sempre il passato ci offre un’interessante chiave di lettura sull’attualità.
In una celeberrima puntata dei Simpson –Due macchine in ogni garage, tre occhi in ogni pesce– il mefistofelico Mr. Burns, proprietario della centrale nucleare di Springfield, viene condannato a mettere a norma gli impianti, ovviando alle ben 342 tremende violazioni che hanno messo a repentaglio la salute dei cittadini e dell’ambiente. L’operazione etica di risanamento verrebbe a costare a Burns 56 milioni di dollari. Una “seccatura” che può essere aggirata dal milionario candidandosi come governatore alle prossime elezioni, per potere far varare delle leggi che rendano legali le illegalità delle sue attività. Nella fiction d’animazione più popolare e provocatoria d’America, Burns non riesce a vincere le elezioni. Ma ci sono casi in cui la realtà ha superato la fantasia fino a produrre massime di questo genere: «Sì, è vero, la legge è uguale per tutti, ma per me è più uguale che per gli altri, perché mi ha votato la maggioranza degli italiani».
Carlo Alberto Brioschi ha curato un piccolo manuale di “immoralismo”, Il politico portatile. La questione morale da Aristotele ai Simpson (Guanda), che raccoglie massime sulla “immorale politica” che dovrebbero aiutarci a diventare più scaltri quando assistiamo alle manovre dei nostri eletti in Parlamento. «Se la morale non urtasse, non verrebbe lesa», scrive Karl Kraus. Il discorso teorico sull’etica politica, inaugurato da Aristotele, è ben distante dalla pratica politica storica. Molti politici corrotti potrebbero appellarsi erroneamente alla filosofia di Machiavelli che predicò la separazione tra la morale e la politica: ma quella era una prassi da mettere in atto solo per il bene dello Stato, e non per il bene personale del politico di turno.
D’altra parte «Che asino è colui / Che s’alza la mattina / Pensando al bene altrui?» direbbe Giuseppe Giusti. «Vi sono vizi dell’epoca e vizi della persona», risponderebbe Francis Bacon, cercando maldestramente di giustificare la propria corruzione. Ma se è vero quello che dice Mino Maccari, che «bisogna rubare molto per essere assolti», allora forse Bacon non aveva rubato abbastanza -anche se poi venne comunque graziato dal sovrano, mentre oggi quelli che rubano molto se la cavano magari trascorrendo una breve “vacanza” ai domiciliari, per poi godersi i “risparmi” milionari fatti emigrare nella banche di altri Paesi.
«In uno Stato corrotto ci sono troppe leggi», diceva già Tacito. Ma niente paura: «La situazione politica in Italia è grave, ma non seria» (Flaiano), anche se «il sonno della ragione produce Ministri» (Arbasino). Io avrei solo una preoccupazione da aggiungere a questo prezioso, irridente vademecum. La mutuo da quel geniale osservatore degli italici costumi che fu Mino Maccari: «Se scoprono che sei onesto, sei fottuto».