L’Italia sta affrontando un crescente problema di resistenza agli antibiotici, con un tasso di mortalità superiore a quello di altri paesi europei. L’uso eccessivo di antibiotici, in particolare negli ospedali, ha portato all’emergere di batteri resistenti ai farmaci, rappresentando una minaccia significativa per la salute pubblica. Si prevede che nel 2050 la resistenza agli antibiotici (AMR, dall’inglese antimicrobial resistance) sarà la principale causa di morte in Italia, superando quelle per tumore. A fornire questi dati è un report da poco pubblicato da parte dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA).

Negli ospedali italiani, gli antibiotici vengono somministrati al 44,7% dei pazienti, una percentuale molto superiore alla media europea, che si ferma al 33,7%. Questo uso eccessivo di antibiotici crea un circolo vizioso che porta allo sviluppo di “superbatteri” resistenti proprio ai farmaci progettati per combatterli.

L’impatto di questo problema sul sistema sanitario italiano è significativo. Secondo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), 2,7 milioni di letti ospedalieri sono occupati a causa di infezioni, con un costo annuo di circa 2,4 miliardi di euro. Sebbene sia impossibile ottenere un ambiente ospedaliero sterile, gli esperti ritengono che una riduzione del 30% di queste infezioni sia raggiungibile con il miglioramento delle pratiche igieniche.

L’ECDC ha fissato per l’Italia l’obiettivo di ridurre il consumo di antibiotici del 18% e di aumentare l’uso degli antibiotici del gruppo “Access”, ovvero i 25 antibiotici più comunemente usati e accessibili, ad almeno il 65% del totale entro il 2030 (attualmente rappresentano solo il 50,8% del consumo totale di antibiotici in Italia).

Una delle sfide principali per affrontare la resistenza agli antibiotici è la mancanza di investimenti nello sviluppo di nuovi antibiotici. Per affrontare questo problema, l’AIFA sostiene strategie “push and pull”, che incoraggino la ricerca e al contempo forniscano incentivi per una più rapida approvazione di nuovi farmaci antimicrobici.

Se l’uso umano di antibiotici è uno dei principali fattori di resistenza, anche l’uso di antibiotici negli allevamenti di bestiame contribuisce al problema. Gli animali ricevono le stesse classi di antibiotici degli esseri umani, creando una via di diffusione per i batteri resistenti.

Il Ministero della Salute ha emanato delle linee guida per promuovere l’uso prudente degli antibiotici negli allevamenti per mitigare questo problema, che incoraggiano l’abbandono dell’uso preventivo degli antibiotici e sottolineano l’importanza di diagnosi accurate prima di somministrare il trattamento. Va detto che la realtà degli allevamenti intensivi, in Italia come nel resto d’Europa, rende questa avvertenza praticamente inapplicabile.

(Foto di Michael Schiffer su Unsplash)

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