La scienza non ha alcun dubbio sul fatto che l’aumento delle temperature a livello globale che si registra da alcuni decenni sia influenzato in maniera decisiva dalle attività umane. Se sugli aspetti generali c’è completo accordo, più complessa è l’attribuzione di singoli eventi meteorologici estremi al cambiamento climatico di origine antropica. Per questo è nata una specifica disciplina di ricerca, nota come attribution science (letteralmente “scienza dell’attribuzione”).
Come spiega la newsletter del New York Times “Climate Forward”, per condurre questo tipo di studi gli scienziati usano computer ad altissime prestazioni per confrontare due versioni del clima globale. Una rappresenta un modello del mondo reale in cui viviamo, in cui le emissioni antropiche hanno riscaldato il pianeta in media di 1,2 gradi centigradi. L’altra versione, detta “mondo controfattuale”, rappresenta come sarebbe il mondo privo di emissioni antropiche.
Quando si verificano eventi come le ondate di caldo torrido che hanno colpito varie parti del mondo quest’estate, gli scienziati confrontano i modelli e provano a rilevare le tracce dell’attività umana. Secondo Raymond Zhong, che si occupa di scienza del clima per il Times, l’ondata di calore di quest’anno avrebbe potuto verificarsi anche se l’uomo non avesse riscaldato il pianeta. Ma le probabilità, in quel mondo, sarebbero state molto più basse, così come l’intensità del calore.
Il primo studio di attribution science risale al 2004, e riguarda il contributo umano all’ondata di calore in Europa del 2003. Da allora, le ricerche sono diventate molto più accurate, e i risultati si ottengono in tempi più rapidi. Questo ha permesso di studiare fenomeni meteorologici estremi appena dopo che si sono verificati, a volte nel giro di pochi giorni, in modo che le persone possano capire, quasi in tempo reale, la scienza alla base delle condizioni di maltempo che stanno vivendo.
Uno dei centri più importanti in questo senso è il World Weather Attribution, ma diversi ricercatori in tutto il mondo stanno conducendo studi in questo senso.
Il campo, spiega il Times, è cresciuto più lentamente nei paesi in via di sviluppo, che subiscono alcuni degli effetti più pesanti del cambiamento climatico. Le stazioni meteorologiche (e quindi i dati) sono più rare in quei territori, così come altre risorse scientifiche.
Non sempre gli attribution studies trovano tracce dell’attività umana negli eventi meteorologici estremi. A volte concludono che un’ondata di calore, una tempesta o un periodo di siccità sono del tutto naturali. Anche questi sono dati preziosi per capire meglio come sta cambiando il clima della Terra.
Gli studi di attribuzione ci offrono uno sguardo sul futuro, ha spiegato Zhong: «Se gli scienziati scoprono che il cambiamento climatico ha reso molto più probabile un particolare evento meteorologico in un determinato luogo, allora sappiamo di doverci aspettare un maggior numero di eventi di questo tipo in futuro, perché l’uomo sta ancora contribuendo al riscaldamento del pianeta. Ci dice che un evento che oggi è eccezionale, in futuro sarà più comune».
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