L’ultimo rapporto di Antigone sullo stato delle carceri italiane è piuttosto desolante e preoccupante: «Dalle visite effettuate in 85 istituti penitenziari negli ultimi 12 mesi – sintetizza Redattore Sociale –, dal luglio 2021 al luglio 2022, gli osservatori di Antigone hanno rilevato che in quasi un terzo (31%) degli istituti visitati ci sono celle in cui non sono garantiti i 3 metri quadrati calpestabili per persona. “Al sovraffollamento, che non aiuta di per sé a combattere il caldo – si legge nel rapporto –, si aggiunge anche il fatto che nel 58% delle celle non ci sia la doccia per cercare un po’ di refrigerio (anche se il regolamento penitenziario del 2000 prevedeva che ci fossero docce in ogni camera di pernottamento entro il 20 settembre 2005). Infine nel 44,4% degli istituti ci sono celle con schermature alle finestre che impediscono il passaggio di aria”».

Inoltre, «Secondo i dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria aggiornati al 30 giugno 2022 sono 54.841 le persone detenute negli istituti di pena. Di questi 2.314 sono donne e 17.182 stranieri, a fronte di una capienza regolamentare di 50.900 posti, con un tasso di affollamento ufficiale dunque del 107,7%». Ma secondo le verifiche fatte da Antigone diversi posti sono disponibili solo sulla carta, il che fa scendere l’effettiva capienza a 47.325 e salire il tasso di sovraffollamento al 112 per cento.

Cercando nell’ormai ricco archivio di ZeroNegativo, abbiamo provato a cercare quando è stata la prima volta che abbiamo scritto del tema specifico delle estati nelle carceri italiane: 25 agosto 2011. Undici anni fa. Un intervallo di tempo che ha sorpreso anche noi, che pure siamo abituati a battere instancabilmente sullo stesso tasto, se lo riteniamo necessario. E il problema non cominciava certo allora, ma veniva da più lontano. Manteniamo però questo intervallo, del tutto arbitrario. All’epoca il Presidente del Consiglio era Silvio Berlusconi, alla sua quarta esperienza di governo. Dopo di lui si sono succeduti Mario Monti, Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Giuseppe Conte (I e II) e Mario Draghi. Il problema, come si può vedere, ha attraversato governi di ogni colore politico, passando anche per due governi “tecnici”.

In tutto questo tempo c’è stato solo un periodo, era il 2016 (governo Gentiloni, ministro della Giustizia Andrea Orlando), in cui sono stati riconosciuti l’impegno e l’efficacia di riforme volte ad attenuare il problema del sovraffollamento, e il fascicolo aperto contro l’Italia dalla Corte europea dei diritti dell’uomo è stato momentaneamente chiuso. Dopodiché, come ricorderete, “è finita la pacchia”, e così il breve momento promettente del sistema carcerario italiano.

Un articolo di Luigi Manconi uscito sulla Stampa ricorda alcuni altri elementi utili a capire il dramma umano che questa situazione comporta: «Se, poi, diamo ascolto ai quotidiani appelli della Protezione civile, che chiede particolare attenzione e assistenza ai “soggetti vulnerabili”, non si può dimenticare quanti di essi siano reclusi nelle carceri italiane: dall’altissimo numero di tossicodipendenti alle persone con disabilità, fino ai più di mille ultrasettantenni e alle 24 madri con figli minori. A questo proposito va ricordato che la fine della legislatura ha avuto, tra le molte infelici conseguenze, quella di bloccare alcune riforme, diciamo, “di civiltà”, prossime a essere approvate. Tra queste, il provvedimento che avrebbe potuto cancellare dal nostro ordinamento quella che è, forse, la più oltraggiosa delle iniquità: la reclusione in carcere, con le proprie madri, degli “innocenti assoluti”, ovvero i bambini senza colpa».

(Foto di Tim Mossholder su Unsplash)

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