Uno degli ambiti in cui è più evidente e drammatico il problema delle discriminazioni multiple è quello della violenza contro le donne con disabilità. Ne parla un articolo su Valigia Blu.

Insulti, derisione, aggressioni fisiche, baci e carezze contro la propria volontà: la violenza sulle donne con disabilità assume forme diverse e spesso non viene riconosciuta come tale, a meno che non si tratti di atti eclatanti che finiscono sui giornali. La pandemia, con la difficoltà di uscire di casa, ha peggiorato la situazione. La seconda edizione della ricerca Vera (Violence Emergence, Recognition and Awareness), realizzata tra maggio e novembre 2020 da Fish (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) attraverso questionari anonimi a 486 donne con disabilità, mostra che il 62% ha subito una qualche forma di violenza; solo un terzo la riconosce come tale.

“Nel centro di riabilitazione dove facevo ippoterapia, un giorno il mio fisioterapista era assente e c’era un sostituto”, racconta Emanuela Di Marzio, 38 anni, nata con una paralisi cerebrale infantile, la tetraparesi spastica distonica neonatale. “Visto che pioveva, mi ha proposto di fare esercizi in una stanza. Mi ha alzato dalla sedia, mi ha fatto appoggiare le mani sul tavolo e da dietro mi ha tirato giù i pantaloni. Non sapevo cosa stesse facendo: mi diceva che era un esercizio di respirazione che mi avrebbe aiutato a camminare”.

Emanuela non mette in discussione l’autorità dell’uomo, anzi è convinta di essere lei stessa a non riuscire a eseguire bene l’esercizio. È solo dopo qualche ora, parlando con la madre, che capisce di essere stata violata. Decide allora di denunciare: “La violenza sulle donne disabili è tripla: violenza fisica, psicologica, ma anche istituzionale, perché a processo è stata ordinata una perizia psichiatrica per verificare l’attendibilità di Emanuela”, racconta la madre, Paola Fanzini, fondatrice dell’associazione Lampada dei Desideri per i diritti delle persone con disabilità. “Di base, la persona con disabilità non viene creduta. Poi abbiamo scoperto che l’uomo aveva commesso altre violenze sessuali”.

I tipi di violenza più comuni sono gli insulti, la molestia sessuale e il divieto di vedere persone care. A volte la violenza viene agita sulla disabilità stessa, attraverso l’interruzione delle terapie, la rottura degli ausili o il maltrattamento degli animali guida. “C’è un’assenza di conoscenza di questo tema”, afferma Silvia Cutrera, vicepresidente di Fish e responsabile del gruppo donne dell’organizzazione. “Spesso le donne con disabilità risultano invisibili nelle indagini e mancano dati disaggregati. Anche la nostra ricerca non è esaustiva, perché il campione non è rappresentativo: tra le rispondenti, solo il 15% ha una disabilità intellettiva, mentre l’80% ha un titolo di studio medio-alto. La violenza però non fa differenze, e il fenomeno è sicuramente più grave di quel che appare dai risultati della nostra indagine”.

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(Foto di Steven HWG su Unsplash)

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