Nella Giornata contro la violenza sulle donne, ci preme parlare di quella troppo spesso esercitata contro le professioniste del settore sanitario, in particolare le infermiere. Ne scrive InGenere, con dati e testimonianze su un problema diffuso in tutto il mondo, ma particolarmente grave in Italia.

“Negli ultimi tre anni, in Italia c’è stato un aumento del 40% degli episodi di violenza fisica e psicologica contro le donne che lavorano nel settore della sanità, con una crescita esponenziale durante l’estate. Le aggressioni avvengono soprattutto nei pronto soccorso, durante gli interventi del 118 e nei reparti di psichiatria”.

È quanto riporta l’analisi condotta dall’Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi) insieme a Unione medica euromediterranea e al movimento internazionale Uniti per unire. Un dato che non stupisce – durante l’estate, le pagine di cronaca sono state invase dal racconto di gravissimi atti di violenza nei confronti delle professioniste sanitarie – e che va inserito all’interno di un panorama globale tutt’altro che confortante.

Secondo una revisione sistematica (scoping review) pubblicata su Plos Public Health, forum globale ad accesso libero per la ricerca sulla salute pubblica, nel 64% delle ricerche che hanno analizzato il fenomeno, le donne sono colpite in maniera prevalente rispetto agli uomini per tutte le forme di violenza. La connotazione di genere del problema però è spesso spiegata in termini meramente statistici: il professionista più colpito è l’infermiere, categoria professionale maggiormente rappresentata da donne. Questo avviene in tutto il mondo, con il 67% dell’occupazione globale nell’ambito infermieristico rappresentata dal genere femminile.

Secondo The Lancet – una delle cinque riviste internazionali più prestigiose in ambito medico – dire che le donne sono più a rischio di subire violenza sul posto di lavoro per una mera questione statistica “è una semplificazione eccessiva della situazione”. L’editoriale che introduce l’ultimo volume della rivista, infatti, sottolinea che, nonostante le ragioni per cui le operatrici sanitarie sono particolarmente vulnerabili alle violenze siano molteplici e risiedano anche nei ben risaputi problemi strutturali della sanità (orari poco convenienti, enorme pressione sul pronto soccorso, mancanza di personale, ecc.), questo non basta a spiegare il fenomeno.

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(Foto di Luke Jones su Unsplash)

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