Oggi pubblichiamo un articolo del direttore di Vita, Riccardo Bonacina, pubblicato ieri sul suo blog per lo Huffington Post. Nel pezzo, Bonacina fa il punto sugli effetti delle recenti misure introdotte dal governo sul terzo settore, a partire dall’aumento dell’iva per le cooperative sociali.

Mezzo miliardo di euro. Non sono i risparmi generati dalla riduzione del numero dei parlamentari, o dal riordino degli incentivi a pioggia alle imprese, ma è il gettito stimato dall’aumento dell’iva sulle cooperative sociali di tipo “A”, che passa dal 4 all’11 per cento, secondo quanto scritto nella legge di Stabilità. Le cooperative sociali (circa 14mila in Italia) sono quelle che si occupano di infanzia, anziani, assistenza domiciliari, disabilità, tossicodipendenza. Una misura che definire odiosa -così come la franchigia di 250 euro per le erogazioni alle Onlus e il tetto a 3mila euro sulle detrazioni- è perfino riduttivo.

La legge di Stabilità impone alle Regioni un ulteriore taglio del 10 per cento sugli acquisti di beni e servizi nel 2013. Taglio che, sommato all’aumento dell’iva e al mancato adeguamento delle tariffe ai nuovi contratti di lavoro, metterà a dura prova gli operatori che aiutano le famiglie dei malati, dei disabili, e di quanti hanno bisogno di un sostegno.

«L’aumento suona come un colpo di grazia al welfare del Paese, un aggravio di ben 510 milioni di euro che si ripartirebbero per il 70 per cento sulla pubblica amministrazione e per il 30 per cento sulle famiglie utenti finali dei servizi. L’effetto sarà una drastica riduzione dei servizi», dice Paola Menetti presidente di Legacoopsociali. «Il welfare è uno dei settori che ha fatto maggiori sacrifici economici negli ultimi anni, questo aumento va scongiurato. Si passa dalle sforbiciate e i tagli a un aggravio diretto per le tasche di utenti e famiglie. Così si rischia l’harakiri», aggiunge Giuseppe Guerini, sono dichiarazioni raccolte da Vita.it.

Gli effetti saranno immediati e devastanti, se l’aumento prospettato dovesse prendere corpo. Salasso immediato, tra meno di tre mesi, per gli enti locali dato che l’aumento scatterebbe dal 1° gennaio 2013. I Comuni già sono sotto stress. Quest’anno, infatti, hanno visto il fondo nazionale per le politiche sociali ridotto a 11 milioni (era di 1,4 miliardi nel 2008!). Le Asl sono alle prese con la riduzione del loro budget del 5 per cento per il 2012 e si parla del 10 per cento per il 2013. Si aggiunge così in modo surrettizio un ulteriore taglio, poiché Comuni e Asl non hanno certamente risorse ulteriori per coprire l’aumento dell’iva. Di fatto, il taglio di servizi nel 2013 sarà complessivamente del 20 per cento.

Numeri alla mano, quest’impennata dell’iva rappresenta una falsa entrata per le casse dello Stato, non ci sarà un aumento del gettito. Un’entrata boomerang che avrà l’effetto di ridurre i servizi per i cittadini: minore numero di posti nei nidi e negli asili, tagli all’assistenza per disabili, riduzione delle ore di apertura per i centri diurni. L’assistenza domiciliare per i non autosufficienti sarà drasticamente ridotta, così come i posti per gli anziani nelle Rsa. Comuni e Asl dovranno pagare di più, dal momento che saranno chiamati a corrispondere oltre i due terzi dei costi.

Invece di investire nel welfare e nella cooperazione sociale che è un volano di crescita occupazionale, come hanno di recente messo il luce anche le istituzioni comunitarie (ad esempio la Commissione con il documento sui White jobs nel welfare dello scorso mese di luglio e il Cese con il parere sull’imprenditoria sociale, proprio lo scorso 3 ottobre), si rischia di usare la scure sui servizi di assistenza e coesione sociale che invece sono ancor più necessari con la crisi che investe il Paese. Continuare così? Con la sola brutalizzazione dei più deboli?