Mentre le campagne vaccinali proseguono in tutto il mondo, seppure a ritmi variabili tra le diverse regioni, le aziende farmaceutiche si preparano alle prossime varianti del coronavirus.

Sia chiaro: non c’è immediato bisogno di nuove versioni del vaccino. L’andamento della pandemia nei paesi in cui la copertura vaccinale è a uno stadio più avanzato dimostra che gli attuali vaccini in circolazione, sviluppati sul primo ceppo di SARS-CoV-2 isolato in Cina, offrono ottimi livelli di protezione dalle forme più gravi del COVID-19.

Ma prima o poi, nel caso si sviluppasse una futura variante in grado di sfuggire agli attuali vaccini, potrebbe essere necessario svilupparne di nuovi, e le case farmaceutiche ci tengono a non farsi trovare impreparate. Nature ha intervistato i dirigenti di Pfizer, Moderna eAstraZeneca per scoprire esattamente come ognuna sta perseguendo questo obiettivo.

Prove generali

Negli ultimi mesi, tutte e tre le aziende hanno fatto esercitazioni su varianti già note di SARS-CoV-2. Hanno cercato, seguendo il normale processo di test clinici e coordinamento con le autorità, di sviluppare vaccini specifici per le varianti Beta e Delta. Ancora una volta: non perché ci sia bisogno di vaccini specifici per tali varianti, bensì per ottenere informazioni preziose dalle esercitazioni e imparare a muoversi più velocemente se e quando una variante resistente al vaccino dovesse presentarsi.

I produttori di vaccini basati su RNA messaggero (Pfizer e Moderna) dovrebbero essere in grado di trovare un nuovo vaccino efficace nel giro di pochi giorni, spiega Nature, mentre AstraZeneca, che produce un vaccino a vettore virale, dovrebbe metterci poco di più. Ma se la realizzazione in laboratorio del nuovo vaccino richiederebbe tempi piuttosto brevi, la fase dei test clinici potrebbe prendere molto tempo.

I test

Un eventuale vaccino resistente a nuove varianti del virus andrebbe trattato, a livello di autorizzazioni e approvazioni, come qualsiasi altro nuovo vaccino. Prima di essere inoculato tra la popolazione dovrebbe quindi essere testato su esseri umani, su larga scala, in modo da certificarne la sicurezza e l’efficacia.

Pfizer attualmente sta testando assieme al partner BioNTech un vaccino specifico per la variante Beta su un gruppo di 930 partecipanti. In agosto ha inoltre iniziato il test di un vaccino polivalente specifico per le varianti Delta e Alpha.

Moderna sta invece radunando delle coorti di 300-500 partecipanti per testare nuovi vaccini RNA contro le varianti Beta, Delta e una combinazione di Beta con il ceppo originario del virus. Inoltre testerà un vaccino polivalente Beta-Delta.

La variante Beta sta raccogliendo molte attenzioni da parte dei ricercatori perché è quella più resistente agli anticorpi generati dagli organismi vaccinati.

Anche AstraZeneca sta conducendo studi simili su un campione di 2.800 partecipanti, molti dei quali già vaccinati.

Determinare l’efficacia

Non sarà facile determinare l’efficacia dei vaccini sviluppati contro le varianti. Nelle regioni in cui la campagna vaccinale è più avanti, potrebbe essere difficile trovare volontari non ancora vaccinati, ma che abbiano voglia di farsi iniettare un vaccino sperimentale.

Un modo per misurare l’efficacia potrebbe essere confrontare la risposta immunitaria innescata dai vaccini specifici con quella innescata dai vaccini di prima generazione, ma è un sistema tutt’altro che perfetto.

Non sarà immediato nemmeno individuare il momento in cui una variante è riuscita a rendersi resistente, e quindi il mondo ha bisogno di nuovi vaccini. C’è chi propone di osservarlo in via indiretta dalle ospedalizzazioni: se cominciano ad aumentare anche in zone dove la maggior parte delle persone sono vaccinate, probabilmente c’è da iniziare a preoccuparsi.

Per quanto riguarda i vaccini contro l’influenza, ci sono procedure molto definite per capire quando è il momento di cambiare vaccino per affrontare una nuova variante. Questo perché i vaccini contro l’influenza possono contare su una lunga storia di monitoraggio e immunizzazione. Per il SARS-CoV-2 questa storia non c’è ancora, ma la speranza è che, grazie anche alle iniziative descritte più su, un giorno la gestione dei vaccini contro il coronavirus diventi fluida e rapida com’è quella per l’influenza.

(Foto di Natalia Y su Unsplash )

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