Sebbene le donne migranti in Italia siano generalmente più istruite delle loro controparti maschili, hanno maggiori probabilità di essere disoccupate e di svolgere lavori per i quali sono iperqualificate. Ciò costituisce uno spreco di competenze e contribuisce alle disuguaglianze nel mercato del lavoro.
I dati del rapporto annuale dell’Osservatorio sulle migrazioni rivelano che il 54% degli immigrati in Italia sono donne e che il loro livello di istruzione è superiore a quello dei loro concittadini maschi. Mentre il 33% delle donne immigrate è laureato, solo il 16% è impiegato in un settore che utilizza tale qualifica. Questo tasso colloca l’Italia all’ultimo posto in Europa per quanto riguarda l’occupazione delle donne migranti laureate. Mentre il tasso di occupazione degli uomini migranti in Italia è del 4% superiore a quello degli uomini nati in Italia, è del 5% inferiore per le donne migranti rispetto alle donne nate in Italia. Questo divario aumenta con l’aumentare del livello di istruzione, suggerendo che anche l’istruzione superiore non si traduce in migliori prospettive di lavoro per le donne migranti.
I dati dipingono un quadro nitido delle disparità occupazionali delle donne migranti, in particolare di quelle che hanno conseguito la laurea nel loro Paese d’origine. Queste donne hanno il 23% in meno di probabilità di trovare lavoro in Europa rispetto alle donne nate in patria, e questo divario sale al 30% in Italia. Anche gli uomini immigrati laureati all’estero hanno uno svantaggio occupazionale, ma è significativamente inferiore, pari al 9% in Europa e all’8% in Italia.
Molte donne immigrate con un alto livello di istruzione finiscono in lavori poco qualificati e mal pagati. Rispetto alle persone nate con un’istruzione terziaria, che hanno l’1% di probabilità di essere impiegate in lavori poco qualificati, le donne immigrate con titoli di studio stranieri hanno una probabilità del 10%. Questa percentuale sale al 20% in Italia. Le fonti sottolineano che mentre il mercato del lavoro italiano assorbe prontamente i lavoratori immigrati con livelli di istruzione più bassi, quelli con qualifiche più elevate, soprattutto le donne, faticano a trovare un impiego adeguato.
Questo scollamento tra istruzione e occupazione viene ulteriormente analizzato attraverso il concetto di “sovraistruzione”. In Europa, il 38,5% delle persone nate con un’istruzione terziaria è considerato sovraistruito, ovvero possiede un livello di istruzione superiore a quello tipicamente richiesto per il proprio lavoro. Questa percentuale sale al 64,5% per le donne immigrate con titoli di studio stranieri. In Italia, queste disparità sono ancora più pronunciate, con tassi di sovraistruzione che raggiungono il 44% per gli individui nati all’estero e uno sconcertante 74% per le donne immigrate che hanno conseguito la laurea all’estero.
Le fonti offrono diverse spiegazioni potenziali per queste tendenze, tra cui la mancanza di competenze specifiche del Paese, come la conoscenza della lingua, e le difficoltà nel far riconoscere le qualifiche estere. Tuttavia, questi fattori spiegano solo in parte la persistente sovraqualificazione osservata tra i lavoratori migranti, in particolare tra le donne. La sottoccupazione delle donne migranti altamente qualificate rappresenta un notevole spreco di talenti e ha implicazioni sia per gli individui che per il Paese ospitante. Sono necessarie ulteriori indagini sulle cause di questo problema, compreso il ruolo della discriminazione, per sviluppare politiche efficaci che promuovano un migliore utilizzo delle competenze delle donne migranti nel mercato del lavoro.
(Foto di Etty Fidele su Unsplash)
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