Le “bufale” scientifiche si diffondono attraverso qualsiasi canale a un ritmo inarrestabile. Il web e i social network hanno fornito ulteriori vie di comunicazione a ogni tipo di pseudo-notizia, teoria strampalata o pure e semplici credenze. Alcune sono destinate a sgonfiarsi, magari dopo aver causato, nonostante le false premesse, danni reali. Altre sono difficili da sconfiggere perché continuamente alimentate da “testimonianze” , studi dalla metodologia discutibile o grazie all’endorsement di qualche personaggio pubblico. Il problema è quando, a dare seguito a queste sciocchezze, ci si mettono soggetti che hanno grande visibilità e credibilità agli occhi delle persone. Una visibilità in grado di oscurare le parole di chi, meno abile nell’apparire davanti alle telecamere, ha invece le competenze necessarie a dare un parere ragionato sugli argomenti più discussi. Uno dei casi più controversi da questo punto di vista è la trasmissione televisiva Le Iene. L’atteggiamento della redazione è ambivalente.

Da un lato si atteggia a redazione giornalistica, dall’altro utilizza l’alibi della satira come strumento per evitare che qualcuno abbia da ridire sull’etica deontologica degli “inviati”. Del resto, leggendo le informazioni sulla pagina Facebook della trasmissione, ci si accorge che chi l’ha compilata si è guardato bene dall’utilizzare parole tipiche del gergo giornalistico, come inchiesta o reportage, e il genere indicato è genericamente “spettacolo”. I servizi delle Iene fingono spesso di voler “smascherare” truffe o portare all’attenzione di tutti qualche verità scomoda che qualcuno vorrebbe nascondere. Più spesso di tratta di servizi che partono da una tesi e fanno in modo di dimostrarla, intervistando persone che con le loro testimonianze possono accreditarla.

Gli esiti sono talvolta contraddittori: si passa spesso dal difendere teorie pseudo-scientifiche allo sbugiardare apertamente chi le sostiene. In ogni caso, l’atteggiamento è quello di chi si sente libero di affermare qualsiasi cosa, legittimato solo dall’avere un microfono in mano e sentirsi rappresentante e paladino della “gente”. L’ultima vittima degli attacchi implacabili della redazione delle Iene è la ex conduttrice Eleonora Brigliadori, impegnata negli ultimi anni nella diffusione di teorie pseudo-scientifiche che riguardano la cura per il cancro (tra cui il cosiddetto “metodo Hamer”). Giustamente la “iena” di turno, interrompendola durante un bizzarro “rituale sacro”, le fa notare la pericolosità delle sue affermazioni, visto che rinunciare alla chemioterapia può avere conseguenze molto gravi sulla salute di chi è affetto da tumore. L’esito dell’incontro è quello che è. Se la trasmissione di Mediaset fosse sempre così solerte nel sostenere le posizioni della scienza potremmo anche goderci lo stile poco ortodosso con cui conduce le proprie battaglie.

Il problema è che in passato si sono sostenute, con “cauto ammiccamento”, teorie non troppo lontane da quelle che oggi si contestano a Brigliadori. Luciano Capone, sul Foglio di ieri, fa un’efficace ricostruzione delle peggiori performance delle ultime edizioni del programma, facendo notare la gravità di tali leggerezze commesse da una trasmissione che gode di grande visibilità (e credibilità, ahinoi): «Per capire la differenza tra l’impatto della Brigliadori e quello delle Iene, bisogna forse ricordare che in seguito a quella campagna mediatica un autore di “comunicazione persuasiva” come Davide Vannoni divenne improvvisamente più credibile di scienziati come Michele De Luca dell’Università di Modena e Graziella Pellegrini del San Raffaele, i primi al mondo a produrre una cura efficace e scientificamente valida con le staminali. Si fatica a crederlo oggi, ma solo tre anni fa, in seguito alla pressione politico-mediatica innescata da quei servizi televisivi, il Parlamento ignorò le opinioni degli scienziati e si piegò alle chiacchiere dei ciarlatani. Prima del “metodo Stamina”, le Iene hanno dato credito alla falsa storia secondo la quale i vaccini sono all’origine dell’autismo. […] Come la Brigliadori, le Iene hanno propagandato “cure naturali” contro il cancro. Sono andate fino a Cuba per magnificare le proprietà “antitumorali” del “veleno di scorpione”, intervistando un tassista cubano che parlava di un fantomatico “vaccino” contro i tumori inventato sull’isola. […] le Iene hanno diffuso l’idea che il tumore si possa guarire con una dieta vegana, come suggerito in un libro senza alcuna credibilità, “The China study”. […] Le Iene hanno dedicato altri servizi a malattie rare, per alcune delle quali non si conoscono neppure le cause (come la Mcs), dando credito a cure senza validità scientifica in cliniche estere che speculano sui viaggi della speranza dei malati».

Poi non lamentiamoci se siamo arrivati vicini alla proiezione di un documentario anti-vaccini addirittura nell’aula del Senato della Repubblica (ringraziamo il presidente Pietro Grasso per essersi opposto). L’autore dell’opera è niente meno che Andrew Wakefield, colui che diffuse per primo i “dati” sulla correlazione tra vaccino trivalente e autismo. La sua ricerca è stata riconosciuta come truffa dalla comunità scientifica e ritirata dal giornale che la pubblicò, ma nonostante questo è stata presa sul serio anche da giudici italiani.

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