L’Italia si è impegnata a contribuire al programma internazionale COVAX con 15 milioni di dosi di vaccino anti COVID-19 da trasferire a una lista di paesi poveri entro la fine dell’anno. Inoltre, il nostro paese verserà al programma 385 milioni di euro. Al momento sono state spedite 2,4 milioni delle dosi promesse, e 1,8 milioni sono già state assegnate.

Pochi giorni fa, il presidente del Consiglio Mario Draghi, intervenendo al “Global COVID-19 Summit”, ha alzato la posta annunciando che l’Italia triplicherà le dosi promesse, arrivando a consegnarne non più 15 bensì 45 milioni entro la fine del 2021.

Alla base di COVAX, oltre a un principio di solidarietà internazionale, c’è anche la consapevolezza che la pandemia si potrà sconfiggere solo affrontandola su scala globale. Non basta dunque che gli abitanti dei paesi più ricchi siano vaccinati: la campagna deve estendersi il prima possibile a tutto il mondo, con priorità verso le aree raggiunte debolmente o per nulla.

In questo contesto, oltre al ruolo dei governi bisogna considerare quello delle case farmaceutiche. Secondo un report diffuso pochi giorni fa da Amnesty International, queste stanno privilegiando i propri interessi privati, evitando di intraprendere alcune iniziative che potrebbero imprimere un’accelerazione alla campagna di vaccinazione in tutto il mondo. Secondo Amnesty, che ha analizzato il comportamento di sei aziende (AstraZeneca plc, BioNTech SE, Johnson & Johnson, Moderna Inc., Novavax Inc. e Pfizer Inc.), queste «stanno alimentando una crisi dei diritti umani senza precedenti, in quanto si rifiutano di cedere i diritti di proprietà intellettuale e di condividere la tecnologia necessaria e, nella maggior parte dei casi, non dando priorità alla distribuzione dei vaccini negli stati più poveri».

Secondo Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International, «Vaccinare il mondo è l’unico modo per uscire da questa crisi e, quindi, dovremmo celebrare come eroi queste aziende capaci di creare i vaccini così velocemente. Invece, per loro vergogna e nostra sfortuna, la loro posizione contro il trasferimento della conoscenza e il favore da loro concesso agli stati ricchi hanno dato luogo a una tanto prevedibile quanto assai devastante penuria di vaccini per tanti altri». Il tutto assume una gravità maggiore se si considera che i guadagni previsti per BioNTech, Moderna e Pfizer alla fine del 2022 – sempre secondo stime di Amnesty – dovrebbero ammontare complessivamente a 130 miliardi di dollari, che si sommano agli ingenti investimenti pubblici di cui la maggior parte di queste aziende ha beneficiato nella fase di sviluppo dei vaccini.

Per questi motivi, Amnesty International ha dato avvio a un campagna intitolata “Il conto alla rovescia dei 100 giorni due miliardi di vaccini subito!”, che chiede «che sia raggiunto l’obiettivo fissato dall’Oms di vaccinare, entro la fine del 2021, il 40 per cento della popolazione degli stati a basso e a medio-basso reddito, ossia un altro miliardo e 200.000 di persone. A tale scopo, la campagna chiede agli stati di redistribuire tra i paesi a basso reddito le centinaia di milioni di dosi in eccesso e ai produttori dei vaccini di garantire che almeno il 50 per cento delle dosi prodotte vada a quegli stati. Se gli stati e le aziende farmaceutiche continueranno invece a comportarsi nello stesso modo, non vi sarà fine alla pandemia».

A tutto ciò si aggiunge quanto emerso dall’inchiesta di Investigate Europe, secondo cui l’Europa ha ottenuto accordi molto sfavorevoli dai negoziati con le aziende farmaceutiche per l’acquisto delle dosi di vaccino. La difficoltà nel valutare questo tipo di trattative sta nel fatto che i dettagli sono tenuti sotto segreto e ai negoziatori non è consentito diffonderli. Se però la promessa iniziale del capo negoziatore della Commissione Europea, Sandra Gallina, era che le dosi sarebbero costate tra i 5 e i 15 euro, in realtà pare si sia andati ben oltre questi limiti.

Come mostra il grafico, per i vaccini di Pfizer/BioNTech il primo contratto di acquisto prevedeva un costo di 18,20 dollari a dose, mentre attualmente si è saliti a 22,86 dollari a dose. Per quanto riguarda Moderna, i due valori sono rispettivamente di 22,40 e 25,40 dollari a dose. Secondo la People's Vaccine Alliance, una coalizione di organizzazioni umanitarie, l'Europa avrebbe speso 31 miliardi di euro più del previsto. Questa stima si basa su uno studio dell'Imperial College di Londra secondo cui i vaccini a mRNA potrebbero essere prodotti in massa per cifre comprese tra gli 1,18 e 2,85 dollari a dose.

(Foto di Spencer Davis su Unsplash)

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