La guerra incide in modo profondo sulla salute delle popolazioni. Non solo aumenta l’esposizione ai rischi, ma indebolisce, fino a volte a distruggere, fattori di protezione come le reti comunitarie, l’approvvigionamento idrico sicuro, i comportamenti positivi per la ricerca della salute, la stabilità sociale. Scienza in Rete anticipa un estratto del saggio Il cronico trauma della guerra. Donne e bambini le prime vittime, di Maurizio Bonati.

La guerra come determinante di salute

I determinanti sociali della salute sono le condizioni in cui le persone nascono, crescono, lavorano, vivono e invecchiano, i sistemi messi in atto per affrontare la malattia e l’insieme più ampio di azioni che plasmano le condizioni della vita quotidiana. Includono politiche e sistemi economici, programmi di sviluppo, norme sociali, politiche sociali e strutture politiche. I determinanti sociali della salute sono importanti perché affrontarli non solo aiuta a prevenire le malattie, ma promuove anche una vita sana e l’equità sociale.

[…] Ci sono enormi disuguaglianze nel garantire il diritto alla salute a tutti, sia tra nazioni che all’interno dello stesso Paese. […].

Disuguaglianze che si associano all’organizzazione politico-sociale di un Paese. L’indice di democrazia è un indice sintetico (con tutti i limiti sui criteri di classificazione e l’accuratezza delle stime delle variabili considerate) che contempla il processo elettorale e il pluralismo, il funzionamento del governo, la partecipazione politica, la cultura politica e le libertà civili di un Paese; diventa quindi un potenziale indicatore da associare allo stato di salute di una popolazione. L’ampio intervallo dei valori tra la “democrazia completa” dei pochi, con a capo la Norvegia, passando alle “democrazie imperfette”, quindi ai “regimi ibridi” per arrivare alle 59 nazioni classificate come “regimi autoritari” (ultimo classificato l’Afghanistan) sottolinea quanto l’affermazione della democrazia sia ancora lontana da raggiungere per troppi Paesi. L’indice di democrazia può quindi rappresentare un utile determinante strutturale associato alla disuguale distribuzione della salute all’interno della popolazione. Non basta quindi prendere in considerazione i determinanti della salute, ma occorre esaminare anche i determinanti delle disuguaglianze nella salute.

[…] Lo scoppio di un conflitto, acuto o prolungato, crea uno shock per le persone, le comunità e l’intera società tale da sovvertire le priorità di vita e sussistenza, quindi anche il valore, seppur in termini di macro indicazioni, dei determinanti della salute. Il benessere vissuto e quello atteso sono ben diversi da quelli antecedenti il conflitto. Durante la guerra aumentano le difficoltà di gestire le condizioni di vita quotidiane e i bisogni essenziali adeguati all’età, al genere, allo stato di salute, alla resilienza fisica e psicologica e allo stato socio-economico della popolazione, in particolare per le persone vulnerabili già prima della guerra e che il conflitto rende ancora più fragili. La guerra aumenta l’esposizione ai rischi per la salute (ad esempio, lo sfollamento, che porta all’esposizione a nuove infezioni, all’aumento della violenza, in particolare quella di genere, alla contaminazione ambientale) e attenua, anche sino alla distruzione, i fattori di protezione (ad esempio, le reti comunitarie, l’approvvigionamento idrico sicuro, i comportamenti positivi per la ricerca della salute e la stabilità sociale).

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(Immagine di Freepik)

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