Secondo quanto mostrato dalle proiezioni, le emissioni globali di anidride carbonica da combustibili fossili aumenteranno dell’1% nel 2022, raggiungendo la quota record di 37,5 miliardi di tonnellate. È stato annunciato alla COP27, la conferenza sul cambiamento climatico che si è svolta nei giorni scorsi a Sharm El-Sheikh, in Egitto. Se la tendenza dovesse continuare, hanno spiegato gli esperti, l’umanità potrebbe immettere nell’atmosfera una quantità di CO2 sufficiente a riscaldare la Terra di 1,5 gradi centigradi rispetto alle temperature preindustriali in soli nove anni. Il limite di 1,5 gradi è la soglia che consentirebbe di evitare le conseguenze più gravi per il pianeta ed era stato stabilito alla COP21, che si è svolta a Parigi nel 2015.
Un fattore che contribuisce all’incremento delle emissioni, secondo gli scienziati, è l’aumento del consumo di carbone, dovuto in parte agli sforzi europei per compensare la perdita delle esportazioni di gas naturale dalla Russia, spiega Nature in un articolo. Anche il consumo di petrolio è aumentato, grazie alla ripresa dei viaggi aerei e all’abolizione delle restrizioni imposte dai governi durante le fasi più acute della pandemia di COVID-19. Sebbene sia nettamente inferiore all’aumento del 3% annuo delle emissioni totali di CO2 di origine fossile registrato nei primi anni 2000, l’aumento dell’1% previsto per quest’anno è più che doppio rispetto al tasso di crescita medio dell’ultimo decennio.
La crescita più rapida delle emissioni proviene dall’India, prosegue Nature, dove l’aumento del consumo di carbone e petrolio determinerà un incremento stimato del 6% rispetto al 2021. Le emissioni della Cina – il paese che inquina di più al mondo – sono previste in calo di quasi l’1%, a causa delle rigide restrizioni contro il COVID-19, che hanno frenato la crescita economica. Nel complesso, tuttavia, gli scienziati stimano che le emissioni derivanti dalla combustione del carbone aumenteranno di circa l’1% e potrebbero stabilire un nuovo record, soprattutto a causa di un rinnovato ricorso alle centrali elettriche a carbone in India e in Europa.
Sebbene allarmanti, i dati presentati alla COP27 non sono una sorpresa, sostiene l’articolo. Il mondo dipende ancora dai combustibili fossili per circa l’80% dell’energia ed è ovvio che un’economia in crescita che dipende dai combustibili fossili determinerà un aumento delle emissioni.
Ciononostante, secondo gli esperti consultati da Nature stanno emergendo i primi segnali di una transizione verso l’energia pulita. Questo sta avvenendo in parte grazie all’espansione delle risorse eoliche e solari, sempre più accessibili, e al passaggio dal carbone – il più inquinante dei combustibili fossili – al gas naturale. «L’aumento delle emissioni da carbone in Europa quest’anno è probabilmente un fenomeno di breve durata, scrive Nature. A lungo termine, la crisi energetica ha accelerato la transizione verso l’energia pulita».
Un’analisi del Global Carbon Project sostiene che per raggiungere gli obiettivi fissati dall’accordo di Parigi sarebbe necessario un calo delle emissioni di CO2 di circa 1,4 miliardi di tonnellate all’anno, pari a quasi il 4% annuo, con un azzeramento delle emissioni intorno alla metà del secolo. Per capirci, si tratta di una situazione simile alle riduzioni di emissioni registrate nel 2020, quando i governi di tutto il mondo hanno bloccato quasi ogni attività per la pandemia di COVID-19. Questo evidenzia la portata delle azioni necessarie per affrontare il cambiamento climatico.
L’articolo di Nature si chiude con una nota di ottimismo: «Con il sistema energetico che diventa ogni anno più pulito, ci sono speranze per il futuro. Le politiche ambientali attuate dai governi stanno funzionando in una certa misura, ma è necessario accelerare molto di più».
(Foto di Adrian Balasoiu su Unsplash)
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