È piuttosto comune pensare che le sensazioni negative siano quelle che ci fanno stare peggio. Eppure forse non è così. Ciò che più affatica la nostra sfera emotiva sono le emozioni contrastanti.
Può capitare per esempio di trovarsi in una relazione in cui per una parte della giornata si è felici di stare col proprio partner, mentre a un certo punto, senza un motivo preciso, si viene presi da dubbi e perplessità. Se i sentimenti che si provano fossero puramente positivi, ovviamente, la relazione sarebbe perfetta. Ma, paradossalmente, anche i sentimenti puramente negativi sarebbero migliori, perché porterebbero a una linea d’azione chiara: dirsi addio. I sentimenti contrastanti, invece, lasciano confusi sulla cosa giusta da fare.
Quella sentimentale non è l’unica sfera della vita in cui i sentimenti contrastanti possono manifestarsi, ha spiegato Arthur Brooks sull’Atlantic. L’ambivalenza può rivolgersi al datore di lavoro, il che lascia incerti sul da farsi: lavorare per migliorare le cose o cercarsi un altro impiego? O ancora possono essere dei ricordi – magari d’infanzia – difficili da classificare, perché contengono felicità e infelicità al contempo.
L’idea di poter provare sentimenti contrastanti è piuttosto nuova, spiega Brooks. Un tempo i ricercatori non pensavano che si potessero provare sensazioni di benessere e malessere per una stessa situazione. Ancora oggi si parla spesso di felicità e infelicità come se la presenza dell’una significasse l’assenza dell’altra.
Negli anni Sessanta, nuove ricerche psicologiche hanno iniziato a parlare del fatto che le emozioni positive e negative sono entità distinte, che possono essere sperimentate in contemporanea o anche in rapida successione. Le neuroscienze hanno poi dato ulteriore sostegno a questa ipotesi.
Una soluzione apparentemente ovvia al problema delle emozioni contrastanti è cercare di sradicarle attraverso un pensiero più binario. Per esempio, si potrebbe cercare di eliminare le sfumature di grigio nella propria relazione sentimentale semplicemente decidendo che è “buona” o “cattiva”, e agendo di conseguenza. Gli psicologi chiamano questo modo di pensare “dicotomico” e gli studi dimostrano che non è né utile né salutare; al contrario, è associato a una serie di disturbi della personalità.
Piuttosto che cercare di pensare in maniera dicotomica, è meglio affrontare la zona grigia delle emozioni contrastanti, che gli psicologi chiamano “pensiero dialettico”. Secondo questo approccio le emozioni opposte sono normali e compatibili.
«Per avere un pensiero più dialettico – scrive Brooks –, iniziate a riconoscere consapevolmente i vostri sentimenti contrastanti, invece di lasciare che continuino a lottare nel subconscio. Se siete in conflitto con la vostra relazione, provate a prendere nota degli aspetti positivi e negativi. Pensate a come gestire gli aspetti che non vi piacciono, o cercate di accettarli se non potete cambiarli. Ma decidete – se i benefici superano i costi – che non c’è nulla di innaturale o sbagliato nel provare sentimenti positivi e negativi nei confronti di una persona che amate. Una volta che vi sentite più a vostro agio con le vostre emozioni contrastanti, iniziate a esplorare la ricchezza che l’ambivalenza può portare alla comprensione della vostra vita».
Le emozioni contrastanti possono dunque portare infelicità, ma possono anche dare più senso alla vita. Può sembrare una contraddizione, ma in realtà non c’è alcuna incoerenza. Il significato di questa considerazione non è solo positivo: una vita veramente significativa è piena di tutti i tipi di esperienze ed emozioni, comprese quelle sgradevoli. Ecco perché alcune psicoterapie cercano non solo di ridurre il dolore emotivo, ma anche di trovarvi uno scopo profondo.
«Siamo fatti per vivere alti e bassi, e quasi tutto ciò che è veramente significativo contiene entrambi – conclude Brooks –. A volte questo fa male, ma qui sta il punto. Non cercate di rendere la vita meno complicata o di amarla meno perché non è in perfetto ordine. Piuttosto, decidete di essere pienamente coscienti e vivi all’interno di quel disordine».
(Foto di Madison Oren su Unsplash)
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