Secondo un’analisi condotta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), a livello mondiale le donne potrebbero avere maggiori probabilità di sviluppare infezioni resistenti ai farmaci rispetto agli uomini. Il rapporto rileva inoltre che oltre il 70% dei paesi non riconosce le disuguaglianze di genere nei piani nazionali per affrontare l’antibiotico-resistenza.
L’analisi, spiega un articolo su Nature, suggerisce che le donne, in particolare quelle che vivono in contesti con scarse risorse, potrebbero essere più a rischio degli uomini di contrarre infezioni resistenti ai farmaci, a causa di fattori quali le esigenze igienico-mestruali e la divisione del lavoro tra uomini e donne.
I ricercatori hanno analizzato 130 studi incentrati sul genere e sulla resistenza antimicrobica, pubblicati tra il 2000 e il 2023. Circa il 20% degli studi si è concentrato sull’Africa e quasi il 15% sul sud-est asiatico.
Il gruppo di ricerca ha scoperto che, nelle regioni povere, l’accesso inadeguato ad acqua pulita espone le donne a un rischio maggiore di infezioni del tratto urinario resistenti ai farmaci rispetto agli uomini, a causa delle esigenze legate all’igiene mestruale. In questi contesti, le donne e le ragazze sono spesso responsabili della raccolta dell’acqua, della preparazione del cibo e dei lavori agricoli, il che aumenta la loro esposizione ad agenti patogeni come l’E. coli resistente agli antibiotici nell’acqua e nel cibo, e agli antibiotici somministrati agli animali.
Le donne hanno anche maggiori probabilità di contrarre infezioni resistenti ai farmaci negli ospedali e nelle cliniche, perché in genere vi trascorrono più tempo degli uomini. A livello globale, le donne rappresentano il 70% degli operatori sanitari e tendono a essere responsabili delle decisioni sulla salute e sulle vaccinazioni dei loro figli, si legge nell’articolo.
Inoltre, i tassi più elevati di violenza sessuale contro le donne rispetto agli uomini le espongono a un rischio maggiore di infezioni sessualmente trasmissibili resistenti ai farmaci. In alcune aree, la mancanza di indipendenza finanziaria e di potere decisionale derivante dalle norme culturali limita l’accesso delle donne alle cure. Questo rende più probabile l’autodiagnosi e l’uso di trattamenti inappropriati che permettono ai microbi di persistere e di diventare resistenti ai farmaci.
Nonostante i numerosi fattori che espongono le donne a un rischio maggiore di malattie resistenti ai farmaci, non è chiaro se tali infezioni siano più comuni nelle donne che negli uomini. Questo perché molti Paesi non raccolgono dati sul sesso e sul genere quando monitorano la resistenza agli antimicrobici.
Colmare questa lacuna è fondamentale per affrontare la disuguaglianza di genere. Ci si augura che la revisione e l’imminente rapporto dell’OMS sensibilizzino sulla necessità di discutere la disuguaglianza di genere all’Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla resistenza antimicrobica, che si terrà a settembre. La riunione mira a incoraggiare i paesi a prendere impegni precisi su come affrontare il problema. Da quando l’OMS ha adottato un piano d’azione globale per la resistenza antimicrobica nel 2015, più di 170 Paesi hanno elaborato piani, ma nessuno è legalmente vincolante.
(Foto del National Institute of Allergy and Infectious Diseases su Unsplash)
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