Secondo la prima una ricerca sul legame tra disabilità e povertà, quasi il 90% del campione arriva a fatica a fine mese. Ma la maggiore richiesta non è un aiuto economico bensì servizi che siano in grado di mettere la persona al centro. L’analisi di Redattore Sociale.
In Italia le famiglie che versano in una situazione di povertà e in cui è presente una o più persone con disabilità vivono in una condizione di isolamento creata da muri relazionali, istituzionali e di contesto. Cosa chiedono e cosa desiderano per raggiungere una migliore qualità di vita? Tra gli aiuti richiesti, 9 su 10 non sono contributi economici bensì servizi ‘umanizzati’, sia per la persona con disabilità sia per i familiari, che siano in grado di mettere la persona al centro, per una presa in carico globale.
È quanto emerge dalla ricerca ‘Disabilità e povertà nelle famiglie italiane’, condotta da Cbm Italia – organizzazione umanitaria impegnata nella prevenzione e cura della cecità e della disabilità e nell’inclusione delle persone con disabilità nel Sud del mondo e in Italia – insieme alla Fondazione Emanuela Zancan Centro Studi e Ricerca sociale, che indaga per la prima volta nel nostro Paese il legame tra condizione di disabilità e impoverimento economico e culturale.
Lo studio, diffuso in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità del 3 dicembre, nasce dall’impegno di Cbm che da oltre 110 anni lavora per spezzare quel circolo vizioso in cui povertà e disabilità si alimentano a vicenda nei Paesi del Sud del mondo. Lo fa attuando progetti di salute, educazione e vita indipendente, mettendo al centro le persone con disabilità e i loro diritti.
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