Un recente studio, pubblicato su Nature Human Behaviour, mette in discussione la narrazione di una crisi di fiducia delle persone negli scienziati. L’indagine su larga scala, che ha coinvolto oltre 70 mila intervistati in 68 Paesi, indica che, nel complesso, la fiducia nella scienza è moderatamente alta. Questo dato contrasta con la rappresentazione che spesso i media fanno del declino della fiducia nelle competenze scientifiche.
Lo studio, frutto della collaborazione di 241 ricercatori, ha misurato la fiducia in quattro dimensioni: competenza, integrità, benevolenza e apertura. Mentre gli scienziati sono considerati altamente competenti dal 78% dei rispondenti, la loro integrità e apertura percepite sono risultate leggermente inferiori. Ad esempio, mentre una larga maggioranza degli intervistati ritiene che gli scienziati siano qualificati, un numero minore è convinto che siano onesti (57%) o aperti al confronto (42%). Ciò suggerisce la necessità di migliorare il modo in cui gli scienziati si rapportano con il pubblico.
È interessante notare che l’indagine non ha rilevato un modello coerente di minore fiducia negli scienziati nei Paesi dell’America Latina e dell’Africa, contraddicendo alcuni studi precedenti. La ricerca ha invece rivelato variazioni all’interno delle regioni, come la fiducia relativamente bassa in Russia e in diversi Stati dell’ex Unione Sovietica.
Lo studio ha identificato diversi fattori correlati alla fiducia negli scienziati. I livelli di fiducia più alti sono stati riscontrati tra le donne, gli anziani, gli abitanti delle aree urbane, le persone con un reddito più elevato, religiose, con un’istruzione più elevata e un orientamento politico liberale o di sinistra. Al contrario, una minore fiducia è stata associata a opinioni politiche conservatrici, a una preferenza per la gerarchia sociale e ad atteggiamenti populisti nei confronti della scienza. Questi ultimi comprendono la convinzione che il buon senso sia superiore alla competenza scientifica.
La maggioranza degli intervistati in tutto il mondo concorda sul fatto che gli scienziati dovrebbero essere maggiormente coinvolti nella società e nel processo di definizione delle politiche. In particolare, una percentuale significativa degli intervistati ritiene che gli scienziati dovrebbero comunicare attivamente le proprie scoperte ai politici e impegnarsi con il pubblico. Tuttavia, sono state riscontrate alcune significative differenze tra i vari Paesi.
Inoltre, l’indagine ha chiesto quali fossero le priorità di ricerca desiderate. Dallo studio è emerso che gli scienziati dovrebbero dare la priorità al miglioramento della salute pubblica e alla soluzione dei problemi energetici, e dovrebbero concentrarsi meno sullo sviluppo di tecnologie militari. È emersa anche una discrepanza tra queste priorità e quelle che il pubblico percepisce come attuali priorità degli scienziati.
Gli autori dello studio sottolineano la necessità di prendere sul serio anche la sfiducia di una minoranza di persone nei confronti della scienza. Una minoranza può infatti influenzare la politica e l’opinione pubblica. Inoltre, è stato osservato che la scienza ha una storia di razzismo che ha portato alcune popolazioni a diffidare della ricerca scientifica.
Come limiti dello studio, gli autori sottolineano che l’indagine è stata condotta principalmente online, il che potrebbe aver portato a una sovra- o sottorappresentazione di alcuni gruppi demografici in alcuni Paesi, in particolare in quelli con un accesso limitato a Internet.
Sebbene questo studio presenti un quadro relativamente positivo, gli autori suggeriscono che gli scienziati devono impegnarsi per rispondere alle preoccupazioni del pubblico, essere più aperti al confronto e comunicare il loro lavoro in modo più efficace.
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