Un nuovo studio ha rilevato che le sindache italiane hanno molte più probabilità di essere oggetto di violenza rispetto ai loro colleghi maschi. Questo nonostante le loro politiche, i loro risultati e i loro livelli di corruzione siano indistinguibili da quelli dei sindaci uomini.
Lo studio, condotto da ricercatori dell’Università di Milano, della Brown University e dell’Università Roma Tre, ha esaminato i dati sugli attacchi contro i politici locali raccolti da Avviso Pubblico, una ONG italiana, in un periodo di 14 anni. I dati, che includono informazioni sulla natura dell’attacco, sulla vittima e sul luogo, sono considerati molto affidabili e sono stati utilizzati anche per informare la legislazione italiana. I ricercatori si sono concentrati sulla carica di sindaco, in quanto si tratta del ruolo più importante nel governo locale, che dà a chi lo ricopre un potere rilevante su questioni come l’istruzione, il welfare, la sicurezza e l’economia locali. I dati hanno evidenziato che nel 46% dei casi la violenza si è concretizzata in minacce, mentre nel 54% dei casi in attacchi fisici.
I ricercatori hanno confrontato la frequenza degli attacchi nelle città in cui una candidata ha vinto di poco le elezioni con quelle in cui una candidata ha perso di poco. Hanno riscontrato un aumento significativo della probabilità di attacchi in caso di vittoria di una donna, con una probabilità circa tre volte maggiore di essere prese di mira per le sindache rispetto ai sindaci (8,6% per gli uomini, 22,8% per le donne).
Il gruppo di ricerca ha esaminato due possibili spiegazioni per questa disparità: che le donne vengano attaccate di più per le loro politiche, o che ci sia un pregiudizio più profondo in gioco.
Per verificare la prima teoria, i ricercatori hanno esaminato le modalità di assegnazione dei bilanci da parte delle sindache e non hanno riscontrato differenze significative tra le loro priorità di spesa e quelle dei sindaci. Hanno anche indagato se ci fossero differenze nella qualità della fornitura di beni pubblici utilizzando i dati di OpenCivitas, un’iniziativa governativa che valuta le amministrazioni locali. Anche in questo caso, non hanno riscontrato differenze nella qualità dei servizi forniti dalle amministrazioni guidate da donne rispetto a quelle guidate da uomini.
I ricercatori hanno anche considerato la possibilità che le sindache abbiano maggiori probabilità di infastidire le organizzazioni criminali perché sono meno suscettibili alla corruzione. Utilizzando i dati del Ministero degli Affari Interni, tuttavia, non hanno trovato alcuna prova che i livelli di corruzione fossero influenzati dal genere del sindaco.
Lo studio conclude che la spiegazione più probabile della maggiore incidenza di aggressioni verso le sindache è semplicemente il fatto che sono donne. Questo è confermato dal fatto che le donne hanno maggiori probabilità di essere bersaglio di attacchi anche quando si rivelano rappresentanti politiche di alto livello, mentre sono punite più duramente degli uomini in caso di scarse prestazioni.
Questi risultati evidenziano un serio ostacolo alla partecipazione delle donne alla politica. Se le donne hanno maggiori probabilità di subire violenza come politici, potrebbero essere meno propense a candidarsi o a rimanere in politica dopo essere state elette. Ciò è confermato dai risultati dello studio, secondo cui le donne che subiscono aggressioni hanno una probabilità significativamente inferiore di ricandidarsi alla carica di sindaco. La violenza potrebbe quindi scoraggiare le donne dal partecipare alla politica e contribuire al persistente divario di genere nella rappresentanza politica.
Gli autori dello studio sottolineano la necessità di politiche volte a migliorare la sicurezza delle donne in politica, ma anche di affrontare il pregiudizio di fondo che sembra essere la causa principale di questa disparità.
(Foto di Stefano Petroni su flickr)
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